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Fermana, Andreatini: «Orgoglioso dei miei ragazzi, ma niente voli pindarici: pensiamo a salvarci»

SERIE C - Il direttore dell'area tecnica gialloblù ritorna sulla sconfitta dell'Helvia Recina: «Contento dell'atteggiamento del nostro gruppo». Poi si proietta sulla sfida di sabato con il Modena, lasciandosi andare anche alle analisi su Davide Cais e sui record negativi di espulsioni e rigori a sfavore

Massimo Andreatini, direttore sportivo della Fermana

 

di Leonardo Nevischi

FERMO – Una settimana fa, nel post partita contro la Triestina, quando il pallone si era fermato da circa una mezzoretta e tutti i protagonisti della gara avevano già fatto ritorno negli spogliatoi, qualcuno compieva il percorso inverso e si dirigeva sul manto del Recchioni con tuta, scarpe da ginnastica e cuffietta per ripararsi dal vento gelido. Qualche giro di campo più tardi, passando sotto la nostra postazione in tribuna stampa, capimmo che quell’uomo non era altro che il direttore dell’area tecnica gialloblù Massimo Andreatini.

Sicuramente avrà voluto scaricare le tossine accumulate nei 90′ in cui la Fermana è passata dal doppio vantaggio iniziale sui rossoalabardati al pareggio finale, rischiando di subire anche la rimonta definitiva nel recupero. Più maliziosamente, invece, potremmo pensare che date le tantissime assenze che stanno caratterizzando la stagione dei gialloblù, abbia pensato di rimettersi in forma per dare una mano alla causa di Cornacchini.

«Spesso a gennaio degli scorsi anni ci trovavamo a dire che la rosa era molto ampia, ma quest’anno abbiamo subito un vero e proprio accanimento della malasorte – sottolinea Andreatini, cresciuto calcisticamente negli esordienti del Cesena ma sicuramente più a suo agio nelle vesti di direttore sportivo canarino -. Io non ricordo nel recente passato di aver mai avuto tutti questi infortuni rilevanti: anca, ernia, crociati, tibia, perone. La Fermana sta riuscendo a sopperire a queste assenze con delle prestazioni encomiabili. Purtroppo, però, a volte capitano dei passaggi a vuoto, perché il minutaggio dei ragazzi sta diventando importante e la fatica in questo momento del campionato comincia a farsi sentire».

 

Uno di questi passaggi a vuoto è avvenuto proprio domenica all’Helvia Recina contro il Matelica. Ha lasciato strascichi il 5-1?

«Sono stato orgoglioso dei miei ragazzi perché nonostante il passivo, fino all’ultimo hanno mostrato abnegazione, sacrificio e umiltà. Nonostante le difficoltà che stiamo avendo, non ho visto nessun ragazzo tirarsi indietro: hanno cercato in tutti i modi di accorciare un passivo che se vogliamo è stato anche troppo ampio. Onore e merito al Matelica che si è dimostrata una squadra in salute, ma sono contento comunque dell’atteggiamento del nostro gruppo».

 

Una partita che ha visto la Fermana subire il dodicesimo rigore stagionale a sfavore (quello trasformato da Volpicelli). Un record negativo, questo, che si va ad aggiungere a quello dei cartellini rossi inflitti (9). Questi dati impietosi sono frutto dei demeriti della Fermana o ci sono anche quelli della classe arbitrale?

«Lunedì ho assistito alla riunione della Can (Commissione Arbitri Nazionale) e sono state spiegate delle situazioni di gioco che devono fungere da monito per i nostri ragazzi, perché sono cambiate un po’ di regole. Io ricordo che i rigori che ci sono stati dati contro sono stati tutti abbastanza difficili da contestare, tuttavia non c’è stata la stessa uniformità con quelli che ci dovevano essere assegnati e che invece non abbiamo avuto. Mi viene subito in mente l’episodio di Mantova perché è stato quello più eclatante, ma ce ne sono altri. Alla fine penso che i torti arbitrali sono dettati dalla casualità e dalla sfortuna: non sentirete mai da parte mia parlare di torti causati da altri fattori se non questi. Mi auguro solo che a fine campionato ci sia una sorta di compensazione che non ci faccia recriminare».

 

Una delle note positive di domenica, se non l’unica, è stato il primo gol di Davide Cais…

«Cais è nato in un club importantissimo come l’Atalanta e domenica ne è arrivata la dimostrazione con una conclusione chirurgica in diagonale che lui ha fatto sembrare di una facilità disarmante. È un giocatore arrivato in punta di piedi, nonostante avesse già avuto un palcoscenico importante come Carrara. Quando è arrivato da noi aveva avuto il Covid e non era particolarmente in palla a livello fisico e ha dovuto pedalare tanto per prendersi il suo spazio. Ora, complice l’infortunio di Cognigni, sta avendo sempre più minutaggio ed è un giocatore estremamente duttile ed intelligente, dotato di colpi che non sempre sono semplici da vedere in tutti i giocatori. Quanti gol potrà fare? Non lo so, gli auguro il più possibile, ma il calcio io lo intendo in maniera diversa: per me viene prima la prestazione al servizio della squadra, poi il gol è una conseguenza del lavoro che si fa durante la settimana».

 

Sabato arriverà il Modena. Che gara si aspetta?

«Penso che il Modena sia una grande squadra, nonostante stia attraversano un momento storto. Ma le grandi squadre, dove ci sono giocatori che possono cambiare da soli le partite, fanno subito a sciogliere la tensione creata dai momenti negativi. Dovremo avere grande rispetto e attenzione di una formazione che sta facendo molto bene e probabilmente con qualche gol in più sarebbe nelle primissime posizioni. Nel reparto offensivo ha la possibilità di schierare diversi giocatori importanti come Scappini e Luppi e quindi non cadremo nel tranello di pensare che il Modena sia in crisi.Verrà qui per vincere e fare la sua partita, noi invece cercheremo di mettere un mattoncino importante per chiudere il prima possibile il discorso salvezza».

 

A proposito di salvezza, se questa dovesse arrivare già nelle prossime sfide, la Fermana poi avrebbe le potenzialità per alzare l’asticella?

«Disputare i playoff è il sogno di tutti, ma ci sono delle variabili che vanno a minare la concretizzazione di tale sogno. Mi riferisco a salute, infortuni e squalifiche. Comunque, nell’eventualità che la salvezza venga raggiunta il prima possibile, sicuramente questa squadra non avrà cali di tensione, anzi metterà anima e corpo perché si sarà scrollata di dosso la responsabilità legata alla salvezza. Ora, però, meglio non fare voli pindarici».

 

 

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