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Scatta l’obbligo del Green Pass, i dubbi e le perplessità degli esercenti tra controlli e appello alla responsabilità

COVID - A mezzanotte si è entrati a tutti gli effetti dell’era del Green Pass, quel certificato verde obbligatorio per legge, anche in zona bianca, per entrare in bar o ristoranti al chiuso, nelle piscine, nelle palestre, nei cinema oppure per partecipare ad eventi e spettacoli, sagre e fiere, convegni e congressi. Ed ancora, per accedere a sale gioco, musei parchi tematici e centri benessere

di Sandro Renzi e Leonardo Nevischi

L’ora x è scattata. E’ entrato in vigore a mezzanotte l’obbligo della certificazione per accedere a molte attività, bar e ristoranti in primis. Si entra a tutti gli effetti dell’era del Green Pass, quel certificato verde obbligatorio per legge, anche in zona bianca, per entrare in bar o ristoranti al chiuso, nelle piscine, nelle palestre, nei cinema oppure per partecipare ad eventi e spettacoli, sagre e fiere, convegni e congressi. Ed ancora, per accedere a sale gioco, musei parchi tematici e centri benessere. Nero su bianco il decreto legge dello scorso luglio stabilisce cosa si può fare con il Green Pass e a chi è rivolto. E tutto questo mentre il Governo, proprio ieri sera, ha varato un altro decreto che riguarda le misure antiCovid nei settori della scuola e dei trasporti.

I provvedimenti di contenimento del contagio da Covid 19 non passano più solo per mascherine e distanziamento, quindi, ma soprattutto per il possesso del certificato che può essere rilasciato già dopo la prima dose di vaccino, oppure a seguito dell’avvenuta guarigione o dopo aver effettuato un tampone nelle 48 ore precedenti. Consumare al ristorante, in luogo chiuso, richiederà quindi avere la certificazione verde da esibire. Sono però esclusi bambini e ragazzi che non sono ancora ammessi nella campagna di vaccinazione oltre ai soggetti esenti per particolari patologie. Attenzione, però, il possesso del Green Pass non esenta dall’indossare la mascherina nei luoghi al chiuso. Ma chi controlla cosa? E’ uno dei nodi che presto arriveranno al pettine. I ristoratori, infatti, sono tenuti a controllare (con un’App, la VerificaC19) ma le verifiche puntuali sono di competenza delle forze dell’ordine. E questo è solo un esempio. In questo momento sotto i riflettori finiscono i gestori delle palestre e, per l’appunto, ristoratori e baristi. I più esposti alle conseguenze del provvedimento.

Claudio De Carlonis, titolare della palestra Star Fit Center: “La nostra palestra ha sempre rispettato in linea definitiva tutto ciò che il governo ci ha ‘imposto’. Noi da venerdì faremo entrare solamente coloro che saranno in possesso del green pass o di un tampone negativo che risalga quantomeno alle 48h precedenti, altrimenti non consentiremo l’ingresso. Tuttavia rimaniamo ancora in attesa di capire nel dettaglio la normativa – lamenta il personal trainer – In linea di massima siamo già organizzati per accogliere i clienti, ma non ci è stato ancora comunicato quale strumento utilizzare per la lettura del QR code, l’App? E non sappiamo nemmeno se il green pass deve essere presentato giornalmente o se invece può essere registrato all’interno del gestionale per poi velocizzare il processo all’ingresso”.

La stessa incertezza sul modus operandi e sullo strumento da utilizzare per scannerizzare il codice del Green Pass si denota anche dalle parole di Oscar Bonifazi, titolare dello storico bar Rendez Vous in via Faleria. “Sinceramente la cosa è poco chiara – spiega – Io chiederò ai clienti se sono vaccinati o meno, ma la verifica? Tuttavia a me onestamente cambia poco l’entrata in vigore della nuova normativa perché al banco ed all’esterno non sarà necessario il pass ed all’interno, per il momento, non ho clienti a causa del caldo. Il problema sorgerà a metà settembre, quando le temperature inizieranno a scendere e dovremo ricollocarci all’interno chiudendo anche i gazebo. In quel momento dovrò essere più rigoroso nel far rispettare le regole perché a volte faccio ancora fatica a far indossare la mascherina dentro al locale anche a persone vaccinate, quindi non oso immaginare le reazioni che riceverò al momento della richiesta di mostrarmi il green pass. Ci sono persone ignoranti che vogliono prevaricare sugli altri ed invece basterebbe un po’ di buon senso per lavorare in tranquillità. In assenza di questo, credo che l’ingresso dell’obbligo del green pass sia una cosa giusta al quale il cittadino dovrà adeguarsi”.

Anche Maurizio Lanzano, titolare di Osteria Salina, si dice favorevole al pass vaccinale: “Io personalmente mi sono fatto entrambe le dosi, perché credo che un po’ di senso civico non guasti mai. Ognuno è libero di fare ciò che vuole, ma il Green Pass è un ausilio per non chiudere definitivamente e mettere nuovamente il mondo della ristorazione al tappeto. Noi adottiamo ancora le distanze e quando il tempo ce lo ha permesso abbiamo sempre cercato di far pranzare e cenare prevalentemente all’esterno. Almeno il 50% della nostra clientela non crede all’esistenza del virus ed è contraria all’obbligo del vaccino. Molti non hanno e non avranno intenzione di ottenere il Green Pass e mi hanno già contattato per essere sicuri che la loro prenotazione dei giorni dopo di oggi avvenga rigorosamente all’esterno perché tutelati dal fatto che non ne avessero bisogno. Purtroppo devo riscontrare che di persone che ragionano così ce ne sono parecchie”.


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