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La battaglia di Calcinaro contro la politica dei ‘puntelli’: “Nostro dovere salvaguardare il patrimonio identità della città”

 

 

 

di Paolo Paoletti

“Non si tratta di quattro puntelli ma di tutelare i simboli dell’identità di una città”. Il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro è determinato a salvaguardare il patrimonio culturale messo in ginocchio dal terremoto. Una battaglia per la città portata avanti a testa alta, anche confrontandosi in modo diretto con i vertici della Regione. E’ di oggi pomeriggio la replica dell’assessore regionale Fabrizio Cesetti e del consigliere Francesco Giacinti alle dichiarazioni rilasciate da Calcinaro in cui veniva paventato il controsenso di una ‘politica dei puntelli’ contro quella delle maxi campagne promozionali sui media nazionali per il turismo. Calcinaro che prosegue sulla propria strada. Al suo fianco molti altri sindaci del Fermano e non solo, che si trovano in una situazione di oggettiva difficoltà di fronte alla volontà di restituire ai cittadini in modo completo quelli che sono i propri simboli identitari.

Sindaco partiamo dall’inizio, da una parte i puntelli dall’altra gli spot pubblicitari, due aspetti che possono convivere?

Se la linea scelta dall’alto è che possiamo mettere solamente puntelli e non riparare le crepe, anche dentro gli edifici strategici che racchiudono la storia della città, mi chiedo: la mega campagna promozionale sul turismo delle Marche per cosa viene fatta? Qual’è il suo scopo? Visto che se viene qui un turista, e questo lo confermano i fatti, troverà o portoni chiusi o puntelli sui musei o ancora pinacoteche con le crepe se ancora agibili. Una situazione che riguarda tutti, non solo Fermo. 

Cosa non funziona secondo lei nella messa in sicurezza ‘immediata’ con i puntelli?

Visto che si parla di soldi pubblici, quello che non capisco è perché fare due cantieri per una sola opera quando basterebbe poco per recuperarla in modo definitivo? Ci ritroviamo invece con due appalti, due cantieri, due impalcature, doppi giorni di lavoro, un passaggio sicuramente più burocratico.  Dalle loro parole (Cesetti e Giacinti ndr) trovo una conferma al mio dubbio, ovvero la mancata consapevolezza che i palazzi simbolo da poter riaprire rappresentano il cuore di comunità e di comuni. Io credo che non è possibile recepire 10 righe da un ufficio lontano chilometri senza avere un confronto, un sopralluogo diretto.

I due rappresentati regionali parlano di una rendicontazione di 76 mila euro a fronte di un milione di Euro di preventivo di spesa, cosa significa?

Veramente ne abbiamo preventivati un milione e mezzo. Si va su un discorso spinoso. Non si hanno le rendicontazioni aggiornate perché gli uffici sono intasati di lavoro e questo è comprensibile. Prevediamo i danni ma se poi bloccano i lavori non si possono rendicontare.  Le spese più ampie sono in corso di lavorazione. A fine anno abbiamo rendicontato anche i danni sulle due scuole Betti e Fracassetti, che essendo poi state sostituite dal nuovo complesso che verrà realizzato, non saranno più a carico della Regione.

Dunque un concetto diverso di messa in sicurezza?

Se per loro una Fermo senza Palazzo dei Priori non è un danno grande per la comunità allora sono di fronte ad una presa di posizione che non condivido. Ognuno si farà la propria idea. Se questa non è una penalizzazione da poco. Va fatta una distinzione tra le nostre realtà e quella delle aree devastate. I temi sono ben altri. Siamo su due livelli diversi. Se non si deve tendere ad un recupero del nostro patrimonio culturale che non è devastato ma deve essere riparato cosa bisogna fare? E ancora perché si va a fare pubblicità turistica visto lo stato delle cose? E’ un controsenso.

Parliamo del simbolo di Fermo, la Sala del Mappamondo…

Mettere in sicurezza la Sala del Mappamondo non è una questione di quattro puntelli ma un’operazione molto complicata legata all’unicità del bene che si vuole salvaguardare. Tutti i tecnici intervenuti, interni ed esterni al Comune, non hanno mai pensato che la soluzione che tenesse fuori da ogni rischio il simbolo di Fermo fossero quattro puntellature, peraltro da mettere su un soffitto affrescato. Allorquando le travi sotto il solaio sono ormai risultate totalmente disallineate e inidonee a reggere il peso del globo del Moroncelli e della antica libreria di Romolo Spezioli. Se la prendesse la responsabilità quell’ufficio che vuole i puntellamenti di mettere a repentaglio questo patrimonio di Fermo con un intervento di fortuna che non dia la certezza della tutela assoluta dell’opera fulcro della città. Noi questa responsabilità di certo non ce  la prendiamo e procederemo alla migliore tutela possibile del nostro tesoro culturale. 

Una posizione che non riguarda solo Fermo mi sembra di capire?

Questi miei discorsi non li invento certo oggi, ma sono stati sostenuti da tanti sindaci e ripetuti in varie sedi istituzionali con anche il consenso  della parte politica regionale ma con il silenzio, questo sì colpevole, di tecnici li presenti che avrebbero dovuto opporre già in quelle sedi le loro obiezioni ma hanno invece atteso, in maniera molto grave secondo me, nelle proprie stanze per poi andare a redigere dinieghi  di dieci righe senza approfondimenti”. 


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