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‘Livini bis’, il riconfermato direttore
dell’Av4 ha pronta la road map:
Sanità bene della collettività

FERMANO - "Ci attendono importanti sfide e obiettivi. Su tutti i due nuovi ospedali di Fermo e Amandola. Il Murri non andrà in pensione. Ospiterà tutto quello che è fuori dalle acuzie. Potrebbe diventare un ospedale di comunità Casa della Salute. Attenzionate anche le attese al pronto soccorso. In programma il coinvolgimento delle Potes 118

Il direttore Av4, Licio Livini

Il direttore Licio Livini è stato confermato alla guida dell’Area vasta 4. E dunque si appresta a continuare il lavoro già avviato per rilanciare la sanità fermana e portarla sempre più a dimensione di cittadino. Un lavoro già avviato nel corso del suo primo ‘mandato’. E che non ha alcuna intenzione di mollare: “Perché per me la Sanità è un bene di tutti noi”. Il direttore uscente dell’Av4, infatti, ieri è stato confermato nel suo ruolo alla guida della sanità del Fermano dalla giunta regionale, su proposta del direttore generale dell’Asur (leggi l’articolo).

Ora a Livini e ai suoi colleghi delle varie Aree vaste, non resta che apporre la firma sul contratto. Per poi rilanciarsi nell’avventura sanitaria, senza soluzione di continuità, tra nuove sfide, su tutte i due ospedali di Fermo e dei Sibillini, e continue migliorie in termini di servizi e di strutture. Ma andiamo per ordine.

Livini è pronto a ripartire, anzi a non fermarsi: “La mia nuova nomina è la conferma che arriva alla fine di un percorso durato tre anni (la durata del primo incarico) dove abbiamo portato a casa risultati importanti. E’ stato fatto insieme a tutti i miei collaboratori che hanno condiviso questo percorso. I ringraziamenti, dunque, in primis vanno proprio a loro, agli amministrativi, ai sanitari, alle direzioni dell’ospedale, del distretto e della Prevenzione. Ora si riparte con una seconda fase”.

All’orizzonte le due nuove strutture ospedaliere di Fermo e Amandola. “Credo che già da subito dobbiamo pensare ai contenuti, ai professionisti, alle tecnologie e a tutto quello che servirà per una sanità di emergenza. Già da subito però vogliamo aggredire i tempi di attesa delle visite ambulatoriali. Un obiettivo della Regione, credo che tutto il sistema ci debba lavorare. Da parte nostra massima disponibilità, impegno e attenzione. Poi ci sono i nuovi primariati, le nomine dei capi-dipartimento, e la messa a regime della struttura organizzativa che necessita di riorganizzazione e stabilizzazione.

Di pari passo vanno fatti i lavori di adeguamento e messa a norma di spazi, ad esempio, all’interno delle nostre strutture, a partire da una parte del Murri per la componente antisismica. Un blocco di fabbrica che entro il 2019 necessita di adeguamenti. Lavori anche in alcuni presidi periferici. Abbiamo in programma anche investimenti tecnologici. Certo, per quanto compatibile con il nostro budget. Qualcosa, però, va sicuramente fatto.

L’ospedale Murri di Fermo

Lavori al Murri. Anche se nel futuro sorgerà il nuovo nosocomio? Quale futuro per l’attuale nosocomio?
La Sanità è domani, ma è anche e soprattutto oggi. E’ fatta di luoghi sicuri per operatori e cittadini. Credo che abbiamo l’obbligo di mettere in sicurezza tutti gli spazi. E ciò vale anche per tutte le strutture di nostra competenza. Gli investimenti sulla messa a norma sono già stanziati. Oggi li possiamo utilizzare, in spazi che danno servizi. E anche con l’ospedale nuovo, il Murri non andrà certo in pensione. Accoglierà tutto quello che è fuori dalle acuzie, che è territorio. Potrebbe restare un ospedale di comunità, una Casa Salute per intenderci. Possiamo riempirlo di tantissimi servizi di cui il territorio ha bisogno.
In materia di medicina generale, i medici che lavorano sul territorio sicuramente hanno necessità di essere maggiormente coinvolti. Insomma il loro sistema deve essere più aderente alla nostra organizzazione. Hanno bisogno di essere maggiormente coinvolti, di più progetti, di più attenzione perché i medici di base, i pediatri, gli specialisti ambulatoriali devono lavorare al nostro fianco. Perché? Semplicemente perché la sanità deve essere un mondo unico, un’unica realtà in cui crescere tutti insieme per il bene della collettività. Chi lavora in ospedale non può essere privilegiato a chi lavora fuori dalla struttura. Prima dell’ospedale, o almeno al pari del nosocomio, c’è il territorio da cui io provengo. E mi rendo conto delle necessità.

Il progetto del nuovo ospedale di Amandola

Saranno un paio d’anni (la durata del contratto che sottoscriverà Livini va di pari passo con quella del direttore generale Asur). Sarà un periodo molto impegnativo, denso di obiettivi. Dovremo lavorare con quello che abbiamo a disposizione tra risorse, personale, posti letto. E con ciò faremo il meglio. Da parte della direzione massimo impegno e determinazione, come avvenuto fino ad oggi. Parlo al plurale perché siamo una squadra. E devo riconoscere massima collaborazione da tutte le professionalità del Fermano. Lavoriamo in un ambiente compatto e unito.
Considerazione particolare va fatta sul lavoro e l’attenzione dalla componente sindacale che anche con divergenze e in situazioni difficili, ci ha comunque sostenuto. Mi riferisco soprattutto a quanto abbiamo dovuto fare dopo il terremoto, a Amandola, con interventi forti. Hanno capito e ci sono stati, seppur con le legittime critiche. Ma sono stati dei momenti utili a far capire a tutti, a noi e a loro, dove andare a incidere.
Un grazie particolare anche agli organi di informazione che ci sono sempre vicini. Anche quello che sembrerebbe di poco conto, viene sottolineato. E questo è un bene per tutti”.

Nodo attese al pronto soccorso:
E’ un problema che riguarda tutta Italia. Stiamo comunque facendo il possibile. Qualche lamentela c’è è di certo non la ignoriamo. Ci rendiamo conto che alcuni tempi di attesa sono eccessivi. Però credo che da parte di chi utilizza il pronto soccorso ci debba essere una riflessione su cosa veramente è la sanità pubblica che dà servizi gratuiti ai cittadini, come questo. E se per qualche necessità non urgentissima c’è da aspettare un po’ di più, chiediamo un po’ di pazienza. Certo, sicuramente per noi è uno stimolo a migliorarci e a fare sempre meglio. Abbiamo un organico dimensionato per un bacino di utenza di 180 mila abitanti. Le varie defezioni che registriamo strada facendo, maternità, permessi, malattie, ci penalizzano sicuramente. Basti dire che un 30% di questo personale rientra in queste assenze impreviste, senza parlare dei diritti come ferie o assenze. In certe situazioni siamo davvero in grosse difficoltà. Oggi non possiamo permetterci di avere personale in abbondanza che ci permetta di disporre anche di personale di ‘riserva’ per così dire. Dobbiamo fare il meglio con quello che abbiamo. Stiamo lavorando per coinvolgere tutti coloro che lavorano nell’emergenza, dalle Potes 118 e il loro personale. Credo che in casi di necessità, debbano essere disponibili a collaborare anche per eventuali attività di pronto soccorso”.
Una Sanità fermana che dunque vuole aprire sempre più le sue porte alla cittadinanza.
“E’ un percorso che ricade nel principio più ampio in cui credo moltissimo, e che è la mia linea guida. La Sanità è un bene della collettività, un servizio per i cittadini che, comunque, devono sentirla loro e collaborare. E’ necessario che sia aperta a tutti. I cittadini devono essere informati, devono poter interagire. Anche criticare e, in alcuni casi, pretendere nei limiti della correttezza e della civile convivenza. Non possiamo certo lavorare a porte chiuse.
Il primo atto che firmerò? Sarà l’atto di programmazione dell’azienda che dobbiamo sottoscrivere con gli organi regionali e con l’Asur. Sottoscriveremo il piano finanziario, il bilancio delll’anno e tutto ciò che concerne le assunzioni e il personale dell’Area vasta 4. Strumenti di lavoro che devono essere sottoscritti seppure con delle difficoltà. Mi rendo conto, infatti, che non sono strumenti che ci facilitano la vita, impegnandoci concretamente”.


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