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“Le zone del cratere dimenticate”,
le preoccupazioni e la ricetta
di Leonori (Confartigianato) per la ripartenza

TERREMOTO - Il presidente Confartigianato: "Snellire e semplificare le procedure passa anche attraverso la responsabilizzazione dei professionisti. E’ fondamentale poi prorogare lo stato di emergenza, stabilizzare il personale, sostenere le attività produttive e accelerare i pagamenti"

Renzo Leonori

“Il territorio del centro Italia, in particolare delle provincie di Macerata, Ascoli Piceno e Fermo, ha subìto tre eventi calamitosi gravi in poco più di 20 anni ovvero il terremoto del 1997 quello più recente del 2016 ed il Covid 19 che ha colpito tutto il modo. La frase ‘non vi lasceremo soli’, è stata più volte pronunciata dal Presidente del Consiglio, dai politici locali di maggioranza ed opposizione. Abbiamo appreso con molta preoccupazione quanto successo venerdì scorso, quando in commissione Bilancio della Camera dei Deputati, gli emendamenti presentati per snellire e velocizzare la ricostruzione sembrerebbero stati tutti bocciati”. Inizia con queste parole la riflessione del presidente Confartigianato, Renzo Leonori. Che poi passa alla critica.

“Non vogliamo credere che non ci sia la volontà, forse mancano degli accordi di maggioranza. Certo è che se questi accordi non dovessero arrivare, difficilmente il Governo potrà cambiare idea ed esprimere parere favorevole in fase di conversione in legge del Decreto Rilancio.
Certamente sono rassicuranti le parole del Commissario alla ricostruzione Legnini dopo il colloquio con il Premier Conte, che ha comunicato la piena disponibilità del Governo ad accogliere il pacchetto sisma. Ma i problemi sono comunque tanti, a partire dal fatto che è indispensabile una regia che abbia e garantisca una certa continuità, visto che in meno di 4 anni dall’ultimo sisma, si sono succeduti 4 Commissari, seppur tutti molto attenti.  Il tema della semplificazione è ad un livello emergenziale, servono immediatamente delle linee guida che possano semplificare la vita a tutti e districarsi tra le oltre 100 Ordinanze e altrettante Circolari o norme per la gestione della ricostruzione.
Altrettanto importante, a beneficio della collettività, è poter creare una proficua sinergia strutturale e duratura tra tutti i soggetti coinvolti, come privati cittadini, Pubbliche Amministrazioni, Comuni, Provincie, Regioni, Asur, Curie, Gal e associazioni di categoria che rappresentano gran parte degli interessi economici locali.

Snellire e semplificare le procedure passa anche attraverso la responsabilizzazione dei professionisti ormai legittimamente preoccupati in seguito alle ultime Ordinanze. Si potrebbe ad esempio inserire un “di cui” sugli “accolli”, con il super bonus del 110% allargato e magari con un tetto di 300/400 mila euro, in modo che la pratica presentata all’Usr sia coperta completamente.

In altre parole, per la quota eventualmente non coperta dal contributo pubblico sulla ricostruzione, perché non dare la possibilità al privato di recuperare il 110% come credito d’imposta o cedendolo alla banca? In questo modo si agevolerebbero i progettisti, si velocizzerebbero molto le procedure e si risparmierebbero molte risorse dai costi Cas. E’ fondamentale poi prorogare lo stato di emergenza, stabilizzare il personale, sostenere le attività produttive e accelerare i pagamenti, che sono sempre molto, troppo, lunghi. Il rischio è che le piccole imprese abbandonino la ricostruzione causando un dannoso blocco della ricostruzione stessa o la consegna dei lavori ad aziende esterne”.


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