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Il dopo Livini e le scelte della Regione: i tanti nodi della sanità fermana, scattate le grandi manovre per trovare il nuovo direttore

DIMISSIONI - Il dopo Livini, se le dimissioni, come pare, non saranno ritirate, apre tanto scenari sul futuro della sanità fermana. A cominciare da chi prenderà il suo posto alla direzione dell'Area Vasta 4. Continuità o discontinuità col passato? Il centrodestra regionale frena su un terreno scivoloso come può essere quello della sanità.

di Sandro Renzi

Sarà assai difficile, se non addirittura improbabile, che Licio Livini torni sui suoi passi ritirando le dimissioni. Nonostante le pressioni ricevute in queste ore perché ci ripensi e riprenda in mano la guida dell’Area Vasta 4, nonostante gli attestati di stima, nonostante, forse, anche un velo di rammarico personale per un cammino lasciato a metà, insomma nonostante tutto, la scelta di abbandonare appare  irrevocabile. Si possono solo intuire i motivi di una decisione che non è stata presa a cuor leggero, ma non certo limitandosi alle scarne dichiarazioni che hanno accompagnato le dimissioni. Ed allora si possono fare tante congetture, un pò di dietrologia, pensare che in fondo in fondo sono venuti a mancare i rapporti di fiducia con i vertici politici regionali, da Acquaroli a Saltamartini, che le dimissioni sono solo la goccia che ha fatto traboccare un vaso colmo da tempo, fatto di incomprensioni e decisioni calate dall’alto ma mai digerite a pieno. Si può anche azzardare che dopo 7 anni da direttore Livini, sotto pressione dallo scoppio della pandemia, abbia cominciato ad accusare il colpo. Tanto più quando l’ospedale Murri si è trovato a fronteggiare per mesi il virus in emergenza, accogliendo pazienti Covid da altre province e rinunciando a garantire o sospendere, gioco forza, in qualche caso pure prestazioni importanti.

Licio Livini e Nadia Storti (foto d’archivio)

Ed anche questa è stata una decisione calata dall’alto. Lui, Livini, non ha perso occasione per rimarcare la necessità di dotare la sanità fermana di mezzi e personale. Spingendosi fino a sollecitare pubblicamente più attenzione da Ancona alla provincia di Fermo. Appelli però caduti nel vuoto o passati inascoltati. Quali scenari si aprono adesso per il nosocomio fermano è tutto da vedere. A fronte di dimissioni irrevocabili  la dirigenza verrà commissariata fino alla nomina di un nuovo direttore. Nadia Storti, direttrice generale dell’Asur Marche, è pronta a prendere le redini di quella fermana fino alla scelta di un sostituto.  E qui la politica farà la sua parte. Soprattutto la Regione. A chi affidare l’Area vasta 4? Verrà scelta una figura come accaduto anche in passato catapultata da altre realtà territoriali? O piuttosto si pescherà tra quelle che già operano nel contesto locale? Stando alla prassi ora la Regione dovrà aprire una gara ad evidenza pubblica emettendo un bando a cui potrà partecipare chi avrà i necessari requisiti. A quel punto il direttore generale Asur, Nadia Storti, proporrà alla Giunta regionale una terna di nomi dalla quale dovrebbe uscire quello del nuovo direttore di Av4.

Da sempre la sanità è terreno di scontro politico molto scivoloso, bene o male, in tutte le Regioni. E le Marche non fanno eccezione. Il centrodestra lo sa e si guarda bene dal commettere errori in questa fase contraddistinta ancora dall’emergenza Covid 19, da un piano vaccinale che stenta a partire almeno secondo gli obiettivi Draghi, e dalle difficoltà che hanno ingessato qualunque progetto di riorganizzazione della sanità regionale.

Lo scenario insomma è quanto mai frastagliato. Puntare l’indice contro l’uscente direttore, che ha dato esecuzione alle direttive regionali, significherebbe per l’Amministrazione Acquaroli, seppur implicitamente, mettere in discussione le scelte adottate ad Ancona per fronteggiare la pandemia da settembre in poi, per quelli che sono naturalmente i margini di manovra in tema di sanità di una regione. D’altra parte, puntare sulla continuità, “investendo” ad esempio su figure che hanno collaborato strettamente con Livini in questi anni, vorrebbe dire, per Ancona, non creare le condizioni per un taglio netto con la vecchia gestione. Sul tavolo oltre alla gestione della pandemia, al piano vaccini distribuiti nei distretti, c’è in ballo il nuovo ospedale a Campiglione e quello ad Amandola dove i lavori proseguono, c’è da capire quale futuro sarà riservato al Murri, quali specialità saranno attivate nel Fermano, come ci si muoverà in termini di destinazione dei presidi o riorganizzazione degli stessi alla luce dell’ormai certa necessità di investire più risorse nella sanità di prossimità. L’identikit del nuovo direttore non potrà prescindere da tutto questo. Chi arriverà in via Zeppilli dovrà avere margini di manovra, rapportarsi con i vertici regionali, ma allo stesso tempo vedersi riconosciuta quella autorevolezza necessaria a garantire un salto di qualità alla sanità fermana, troppo spesso relegata a Cenerentola delle politiche regionali.

Il direttore dell’Area Vasta 4 Licio Livini ha rassegnato le dimissioni: “Decisione a lungo ponderata ma molto dolorosa”

 

 

 

 


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