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In manette dopo l’incendio, non risponde davanti al Gip. Convalidato l’arresto, i difensori: “Difficile credere che possa aver compiuto quel gesto”

AMANDOLA - L'uomo è difeso dagli avvocati Olindo Dionisi e Luigi Andreozzi: "Stentiamo a credere che un uomo cosi buono, onesto e generoso abbia potuto commettere il fatto di cui è accusato, l'incendio del 25 ottobre scorso per intenderci. Per gli altri incendi le indagini sono in corso. Aspettiamo l'esito delle indagini in corso per le valutazioni del caso, avendo comunque piena fiducia nella magistratura".

Da dx gli avvocati Olindo Dionisi e Luigi Andreozzi

di Giorgio Fedeli

Arrestato con l’accusa di aver appiccato l’incendio del 25 ottobre scorso, nel parcheggio di San Francesco di Amandola: il gip convalida l’arresto e l’accusato si avvale della facoltà di non rispondere. Si è svolta questa mattina al tribunale di Ascoli, dinanzi al gip Giusti, l’udienza di convalida dell’arresto del presunto piromane di Amandola. L’uomo, un 70enne del posto, è accusato dell’incendio del 25 ottobre, e la sera stessa è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Montegiorgio, con il Norm e la stazione di Amandola. Ma solo quell’incendio del 25 ottobre viene addebitato all’uomo. Sì perché sembrerebbe che agli atti elementi che possano ricondurre a lui gli incendi precedenti, quelli dell’11 ottobre, e del 15 ottobre, non ce ne siano. L’uomo è difeso dagli avvocati Olindo Dionisi e Luigi Andreozzi: “Stentiamo a credere che un uomo così buono, onesto e generoso abbia potuto commettere il fatto di cui è accusato, l’incendio del 25 ottobre scorso per intenderci. Per gli altri incendi le indagini sono in corso. Aspettiamo l’esito delle indagini in corso per le valutazioni del caso, avendo comunque piena fiducia nella magistratura”.

Questa mattina l’accusato si è avvalso della facoltà di non rispondere, si diceva. Il giudice ha convalidato l’arresto ritenendo che sia stato legittimamente operato e si è riservato di decidere sulla misura cautelare chiesta dal pm ossia gli arresti domiciliari. Una misura a cui gli avvocati difensori si sono opposti ritenendo che ve ne siano di altre che potrebbero tutelare le esigenze cautelari rinvenute dal pm, che sono quelle del pericolo e della reiterazione del reato. Gli avvocati credono che, per quanto riguarda gli indizi di colpevolezza, il fatto che l’uomo fosse lì presente il pomeriggio dell’incendio, in auto, non giustifica la sua ipotetica responsabilità. Agli atti e al vaglio dei legali difensori anche un video registrato da una foto-trappola. Secondo gli investigatori dell’Arma quello immortalato nel video sarebbe l’uomo finito poi in manette ma gli avvocati non ne sono così convinti e si riservano di valutare con maggiore attenzione le immagini.

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