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Caro benzina, gli operatori non ci stanno: «Non siamo speculatori. Condizioni di lavoro proibitive». Intanto lo sciopero è congelato (Ascolta la notizia)

LE DICHIARAZIONI di alcuni benzinai del Fermano riguardo il nuovo pacchetto di misure anti-speculazione introdotto dal governo. Alfredo Vitali dell'Agip: «Il prezzo della benzina è gonfiato dalle tasse. Tra spese e lavoro in calo non c'è guadagno». Antonello Marziali dell'Ip: «Vanno controllate le aziende petrolifere». Marco Fabi della Esso: «La situazione è difficile. Con l'eventuale sciopero probabilmente non cambierà nulla»

 

di Alessandro Luzi

«Che cosa ci farai con tutti quei soldi?» Domanda ‘Il ceceno’ a Joker in una delle scene più iconiche de Il Cavaliere Oscuro. «Io sono un tipo dai gusti semplici – risponde con prontezza il criminale più spietato di Gotham City – mi piacciono la dinamite, la polvere da sparo, e la benzina. E sai qual è la cosa che hanno in comune? Costano poco». Certamente oggi Christopher Nolan, regista di questa straordinaria pellicola, non potrebbe più mettere in bocca a Joker queste parole. Una battuta avulsa dal nostro tempo, nonostante il film fosse uscito nelle sale solo nel 2008. Appena 15 anni fa. Probabilmente, per incendiare la montagna di dollari alle sue spalle, oggi il folle personaggio interpretato da Heath Ledger avrebbe dovuto utilizzare un altro materiale. I prezzi della benzina ormai sono troppo elevati.

In realtà, nel 2022 il picco massimo era stato raggiunto a luglio. Infatti la soglia del costo medio oltrepassava i 2 € a litro. Tuttavia l’incremento era stato in parte ammortizzato dal decreto del governo Draghi, emanato in data 21 marzo. Prevedeva una riduzione delle accise su benzina e gasolio di 30,5 centesimi. Il taglio era poi stato prorogato di mese in mese fino a quando, il 23 novembre, l’esecutivo Meloni ha cambiato rotta. Fino al 31 dicembre lo sconto ammontava a circa 18 centesimi a litro. L’atto finale si ha il 1° gennaio 2023: il decreto decade e il governo decide di non prorogarlo. Una scelta motivata con il calo dei prezzi del petrolio sia nelle ultime settimane del 2022, sia rispetto a marzo dello scorso anno. Tuttavia, a cavallo tra il 2022 e il 2023, il costo è tornato a salire e ha raggiunto 1.812€ a litro.

Ascolta la notizia:

Gli automobilisti e gli addetti al settore trasporti hanno storto il naso e, mentre il malcontento ha iniziato a diffondersi, il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha puntato il dito verso le possibili speculazioni alle pompe di benzina. Sotto l’occhio del ciclone sono finiti quindi gli operatori ed i gestori. Quest’ultimi hanno subito respinto al mittente le accuse. «Il valore è gonfiato dalle tasse quindi per noi non c’è guadagno – ha affermato Alfredo Vitali dell’Agip a San Michele – gli introiti non coprono l’aumento delle spese per il mantenimento della struttura, per chi lavoriamo? Intanto con i rincari il lavoro è sceso del 30%, inoltre riceviamo le critiche legittime degli automobilisti. Purtroppo noi non possiamo intervenire. Ci limitiamo a trasferire i soldi alle aziende e allo Stato. Serve assolutamente un cambio di rotta». «Facciamo tanti sacrifici per servire i clienti e poi siamo ripagati così – è sconsolato Antonello Marziali dell’Ip a nord di Porto San Giorgio -. Siamo stanchi di questo scaricabarile sulla nostra categoria. Il problema va risolto alla radice, ovvero controllando l’operato delle aziende petrolifere. Guarda caso non ci sono più i gestori delle pompe di benzina che riescono a espandere la propria attività commerciale. Ad oggi il governo sta facendo la voce grossa con i deboli. Troppo facile prendersela con noi».

Chiaramente qualche ‘furbetto’ ci sarà pure, tuttavia il caro-benzina non può essere determinato dai gestori delle stazioni di rifornimento. Sarebbe come incolpare i borseggiatori per l’aumento del prezzo dell’oro. Piuttosto è opportuno monitorare le manovre finanziarie che determinano le oscillazioni del costo della benzina e non solo. Infatti gli incrementi dei prezzi stanno investendo vari settori, tra cui quello agro-alimentare. Intanto il governo ha tirato dritto per la sua strada e, nonostante i mal di pancia, il 10 gennaio ha approvato il decreto anti-speculazione. I provvedimenti finiti nell’occhio del ciclone sono: l’obbligo di esporre il prezzo medio giornaliero nazionale calcolato dal ministero delle Imprese accanto al prezzo di vendita praticato e il rafforzamento delle sanzioni in caso di violazione. Le ammende vanno dai 500 ai 6.000 euro, fino alla sospensione dell’attività da sette a 90 giorni.

Ieri pomeriggio si è svolto un incontro tra le sigle associative del settore e l’esecutivo. Lo sciopero proclamato per il 25 e 26 gennaio resta congelato ma convocato. Ulteriori novità si attendono per domani, quando probabilmente ci sarà una presa di posizione definitiva sulla manifestazione. «Sono misure vessatorie – ha sottolineato Vitali -. Però all’eventuale scioperò devono partecipare tutti altrimenti non vale la pena chiudere. I privati come si comportano? È importante che anche loro prendono posizione». «Non so se parteciperò allo sciopero – ammette Marziali -. Viviamo alla giornata e attendiamo aggiornamenti. Noi fortunatamente riusciamo a mantenere i prezzi congelati, dopodiché ogni azienda petrolifera decide la variazione tra il self-service e il servito. Qui seguiamo la linea della pompa bianca. Rimane il fatto che i prezzi sono troppo alti». «Speriamo si calmierino un po’, in questo periodo il lavoro è misero – ha ammesso Marco Fabi della Esso a sud di Porto San Giorgio -. Non ho tanta fiducia nello sciopero perché, oltre alla perdita della giornata di lavoro, non credo conduca a dei risultati concreti. Sono le compagnie petrolifere a dover intervenire più concretamente. I clienti ovviamente non sono soddisfatti ma la nostra categoria non ha le potenzialità per cambiare la situazione».


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