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«Morire a 16 anni è inaccettabile, sempre» In Senato il ricordo di Giuseppe Lenoci

ROMA - Le parole del senatore del Partito Democratico Francesco Verducci: "Abbiamo il dovere di ascoltare questa generazione, di far continuare a vivere sentimenti e speranze che Giuseppe portava con sé"

di Andrea Braconi

Giovedì 17 febbraio sarà una data che resterà nella storia di Monte Urano e di tutta la comunità marchigiana. Una giornata di lutto per la tragica scomparsa di Giuseppe Lenoci, come ha ribadito Francesco Verducci all’interno dell’aula del Senato della Repubblica.

“Mi stringo al dolore di un intero territorio – ha affermato il senatore del Partito Democratico -, ai suoi genitori, a suo fratello, ai suoi familiari, ai suoi compagni della squadra di calcio, ai suoi compagni di scuola, a tutti quelli che lo hanno conosciuto e gli hanno voluto bene. Morire a 16 anni è inaccettabile, sempre. Ancora di più è inaccettabile morire in un luogo di lavoro, o a scuola o durante un corso di formazione di inserimento al lavoro. Giuseppe è morto in un incidente stradale. Si stava formando per diventare un operaio specializzato”.

Una morte, quella del giovanissimo monturanese, che ha suscitato commozione in tutta Italia e che ha richiamato quella di Lorenzo Parelli, lo studente 18enne di colpito da trave in uno stabilimento del Friuli durante la sua ultima giornata di alternanza scuola lavoro. “Sono morti diverse, vicende differenti – ha tenuto a precisare Verducci -, ma Giuseppe e Lorenzo sono stati accomunati dallo stesso destino. Non doveva accadere, quel destino non era ineluttabile e non doveva accadere. Giuseppe e Lorenzo fanno parte di una generazione che vuole lavoro, che vuole studiare, che attraverso lo studio e il lavoro vuole riscatto ed emancipazione. Una generazione che vuole vivere la propria vita e realizzare i propri sogni. È la generazione colpita più di tutte dalla pandemia e prima ancora da politiche sbagliate. Abbiamo il dovere di ascoltare questa generazione, di far continuare a vivere sentimenti e speranze che Giuseppe portava con sé. Il destino della sua generazione è il destino del futuro del nostro Paese”.


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