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«Un ragazzo tutto cuore e anima, sempre disponibile» il ricordo straziante degli zii e del cugino di Giuseppe Lenoci

MONTE URANO - «In campo (Giuseppe amava il calcio, militava nel Campiglione Monturano, tifoso della Juve) era una persona di cuore che dava l'anima e così anche nella vita quotidiana: era sempre disponibile e se poteva aiutare lo faceva volentieri anteponendo gli altri a sé stesso. Non meritava in alcun modo di fare questa fine».

L’incidente in cui ieri ha perso la vita il 16enne Giuseppe Lenoci

di Leonardo Nevischi

Tanti i messaggi di cordoglio inviati, in queste ore nefaste, alla famiglia di Giuseppe Lenoci, il 16enne di Monte Urano tragicamente scomparso ieri a Serra de’ Conti in un incidente stradale mentre frequentava uno stage.

E proprio a proposito della famiglia, sono arrivate le parole del cugino Alessandro Crudele, con il quale Giuseppe Lenoci condivideva la passione per la Juventus e più in generale per il calcio. «Sono stato io a trasmettergli questa passione sin da piccolo, ma ormai era diventato più fissato di me – ha ammesso -. Io gioco con il Campiglione Monturano, in Terza Categoria, mentre lui essendo più giovane militava ancora negli Esordienti. Mi ripeteva sempre che quando sarebbe stato più grande avrebbe voluto giocare con me nella mia stessa squadra e alla fine era riuscito a coronare questo sogno perché il mister lo aveva visto giocare e, colpito dalle sue doti, mi aveva chiesto di portarlo in prima squadra. Quando gliel’ho comunicato era contentissimo e si è inserito subito nel gruppo perché i miei compagni l’hanno preso in simpatia. L’ultima volta che l’ho visto è stato proprio domenica quando nel pomeriggio abbiamo giocato a Monte San Martino – ha raccontato Alessandro -. Un mio amico pakistano mi aveva riportato diverse magliette della Juventus da uno dei suoi viaggi e Giuseppe mi aveva chiesto di regalargliene una. Così domenica gli ho detto che se avesse segnato gliel’avrei regalata. Alla fine abbiamo perso 5-0 ma mi ha fatto tenerezza e gliel’ho donata ugualmente. Era al settimo cielo perché la Juventus è la nostra squadra del cuore. L’ho rivisto per un’ultima volta anche la sera: avevo invitato un po’ di amici a cena a casa mia e l’ho chiamato per chiedergli un favore perché avevo dimenticato di acquistare il ketchup e non volevo far brutta figura con gli ospiti, lui è accorso subito in mio aiuto. In campo era una persona di cuore che dava l’anima e così anche nella vita quotidiana: era sempre disponibile e se poteva aiutare lo faceva volentieri anteponendo gli altri a sé stesso. Non meritava in alcun modo di fare questa fine».

E nel ricordo straziante del cugino scomparso, Alessandro ha dedicato un pensiero anche al fratellino di Giuseppe che è inconsolabile. «I genitori sono a pezzi, così ieri sera ho portato Michael a dormire a casa mia per tranquillizzarlo ma ha trascorso l’intera nottata a piangere. Ho cercato di stare più vicino possibile alla famiglia, perché la maggior parte dei parenti li abbiamo in Puglia, ma non è facile dargli forza in questo momento perché io stesso sono distrutto. Mi mancherà tutto di Giuseppe: dal modo in cui mi guardava come se fossi una sorta di idolo al modo in cui scherzavamo. Mancherà a tutti – ha chiosato Alessandro Crudele prima di scoppiare in un pianto straziante.

Giuseppe Lenoci

In lacrime anche la zia Angela Lenoci, sorella del papà di Giuseppe, la quale ha lanciato un appello: «Il ministero del lavoro deve farsi un esame di coscienza perché l’alternanza scuola-lavoro va fatta con una certa consapevolezza. Giuseppe non meritava, come tanti altri ragazzi prima di lui, di fare quella fine. Spero che qualcuno tiri fuori la sua coscienza perché tutto questo non è giusto e non è giustificabile». Ha gli occhi gonfi di lacrime e la voce rotta dall’emozione anche lo zio Angelo Girardi, marito di Sabrina, nonché sorella di Francesca Crudele (la mamma di Giuseppe): «Mio nipote era un ragazzo serio, obbediente, aveva la testa sulle spalle e non frequentava brutte compagnie – lo ha ricordato – Basti pensare che a soli 16 anni era già concentrato sul mondo del lavoro. Lo avevamo sentito nei giorni scorsi ed era contentissimo dello stage: gli piaceva fare l’idraulico, era quello che aveva sempre sognato di fare ed era molto portato per i lavori manuali. La ditta per cui lavorava gli aveva già promesso che avrebbe continuato a lavorare con loro dopo il diploma. Il suo più grande sogno era giocare a calcio ed era una giovane promessa. Nella categoria Esordienti segnava almeno una doppietta ogni weekend e da poco era passato in prima squadra – ha proseguito lo zio – Aveva la stessa età di mia figlia, si toglievano un solo giorno, pertanto nella mia mente rimarranno sempre i bei ricordi trascorsi insieme».

Gli zii materni, originari della Puglia, venivano spesso a trovare la famiglia Lenoci nelle Marche, ma questa volta non si aspettavano di doverlo fare per una tale disgrazia. «Non mi sarei mai aspettato una notizia del genere – ha confessato Girardi -. Non voglio attribuire colpe a nessuno prima che si sappiano i reali motivi dell’incidente, ma degli interrogativi ce li poniamo».

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