di Andrea Braconi
Dietro (e dentro) ad un calzaturificio c’è una storia. Ci sono posti di lavoro, esistenze che si incrociano quotidianamente. Ma c’è soprattutto un tessuto sociale che, nel Fermano, si poggia quasi esclusivamente sulla produzione di scarpe.
L’ennesima – e forse la più devastante – crisi del comparto ha mosso quel Partito Democratico che, nell’autunno 2017 a Montegranaro, aveva iniziato quasi in solitaria la complessa battaglia per il riconoscimento dell’Area di Crisi Complessa.
E oggi che lo scenario bellico e le relative sanzioni alla Russia hanno inasprito una situazione già deficitaria a causa della pandemia, il sud delle Marche torna a mobilitarsi, avendo come bandiera una mozione che vede come primo firmatario il senatore Francesco Verducci, i cui contenuti sono il frutto del lavoro intrapreso con associazioni di categoria e sindacati.
“Questa mozione – spiega lo stesso Verducci, che ha voluto accanto amministratori locali e segretari delle federazioni provinciali di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata – ha una grande urgenza e per noi significa fare nuovamente una grande vertenza nazionale sul calzaturiero. L’averlo fatto qualche anno fa ci ha consentito di raggiungere un risultato importante, come l’Area di Crisi Complessa, al quale allora in pochissimi credevano. Oggi dobbiamo continuare a farlo perché il settore è di fronte ad un crisi che rischia di essere esiziale. Ne abbiamo superate moltissime di crisi in questi anni, comprese quella del 2014-2015 per le prime sanzioni alla Russia e quella della pandemia da Covid-19. E se il secondo semestre del 2021 aveva riaperto speranze concrete con la ripresa di ordinativi, produzione e fatturato, adesso l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le sanzioni conseguenti stanno già generando contraccolpi pesanti”.
C’è, quindi, bisogno che la politica nazionale, il Governo ed il Parlamento intervengano con misure straordinarie che non siano una tantum. “Siamo in una crisi che aggrava fragilità che questo settore si porta dietro da anni e, perciò, servono misure strutturali”.
Diversi i filoni di intervento proposti, chiamando a raccolta tutte le forze in campo. “Il primo è la protezione delle imprese e del lavoro. Oltre a continuare ad avere ammortizzatori sociali, chiediamo ristori per l’intero importo dei mancati introiti. Un intervento cruciale è il riconoscimento della decontribuzione per tutta l’Area Crisi Complessa, insieme al tema della Zona Economica Speciale. Sono strumenti diversi: il primo è più urgente, l’altro riguarda il futuro del Distretto, per far nascere nuove imprese e che pensiamo legato al porto di Ancona. Altro strumento è un fondo continuativo e pluriennale, che dia certezze agli imprenditori sui fronti dell’internazionalizzazione, dell’innovazione e della formazione. Anche per questo, chiediamo a Regione Marche di fare molto più di quello che ha fatto. Servono misure tempestive straordinarie e anche strutturali per sostenere il Distretto negli anni a venire”.
Chi si è spesa in prima persona a sostegno del calzaturiero è Moira Canigola, ex presidente di Provincia e attuale sindaca di Monte Urano. “Questo è un settore quasi esclusivo per il nostro Comune e quella che viviamo da tempo e che si è rafforzata è la continua chiusura di attività. Nei giorni scorsi un imprenditore mi ha detto che sta resistendo, che aspetterà qualche mese per valutare l’effetto del rialzo dei costi e che poi prenderà la decisione se andare avanti o chiudere definitivamente. Non ce la facciamo più, urlano in tanti, e io mi chiedo che tipo di tessuto sociale avremo tra qualche anno, quali prospettive daremo alle nuove generazioni. Credo che il nostro dovere sia poter dare a questi imprenditori e a coloro che vivono di lavoro quegli strumenti necessari per poter far fronte ad un crisi che non sembra essere così rapida, come invece avevamo pensato. Ma non possiamo buttare via un saper fare impresa che ha creato questa nostra società, quella marchigiana, degna di grande rispetto”.
Canigola ha iniziato questo lavoro di vicinanza sia impegnandosi per il riconoscimento dell’Area di Crisi Complessa, sia dando vita al Tavolo provinciale per lo sviluppo, che ha raggiunto risultati importanti. “Vorrei che questo lavoro venisse portato avanti. Ritengo che il tavolo sia uno strumento importante, di concertazione e condivisione, e ancora prima di lettura di un problema . Va utilizzato sempre, ma in particolare quando ci sono momenti difficili. Durante il Covid anche se in videoconferenza c’eravamo, discutevamo, facevamo delle proposte. Credo che in questo momento il tavolo debba far sentire la sua voce e mi auguro che il nuovo presidente della Provincia continui con questa azione di stimolo e di programmazione. Buttare a mare qualcosa che funziona mi sembrerebbe un’azione poco lungimirante. Spero, invece, che ne sappia fare tesoro”.
“Dopo il Covid si vedeva un po’ di luce, invece adesso siamo tornati ad un crisi che ci sta segnando – ha aggiunto Andrea Gentili, primo cittadino di Monte San Giusto intervenuto anche in rappresentanza della federazione maceratese del partito -. Va detto con forza che i 7 distretti calzaturieri italiani non sono tutti uguali e che il nostro prodotto di qualità viene esportato prevalentemente nel mercato russo. Noi dobbiamo porre attenzione al Governo sull’importanza che ha il distretto della moda e se non ci sono aiuti imminenti, se non diamo benzina alle nostre imprese inutile parlare di internazionalizzazione. Il rischio è che al prossimo Micam le nostre aziende non partecipino”.
Per Gentili la politica non può più rimanere silenziosa di fronte alle richieste delle aziende. “Parliamo di un comparto che tocca 3 province, quindi oltre la metà della nostra regione. E non sono sufficienti i 15 milioni della Regione Marche. Dopo il Micam vedo troppo silenzio e ho il timore che questa cosa rischi di spegnersi. Invece la nostra mozione va a porre attenzione al Governo sul fatto che non si tratta di una crisi passeggera. Serve un gioco di squadra e di territorio, è l’unica via di uscita che abbiamo”.
Proprio il Pd, come rimarcato da Francesco Ameli, segretario provinciale della federazione di Ascoli Piceno, sta dando dimostrazione di estrema compattezza. “Qui mettiamo insieme una visione territoriale del sud delle Marche. E rispetto alla situazione attuale è importante che arrivi non solo un sostegno alla nascita delle imprese, ma anche un sostegno all’attività ordinaria delle stesse. Va rimesso al centro il tema dell’artigianato, vero cuore pulsante della regione Marche. Quanto alla ZES, essa è strettamente collegata all’area del cratere sismico e alle varie aree di crisi complesse. Sicuramente, sarà il prossimo grande appuntamento che come comunità del Pd dovremo essere in grado di discutere con i settori di Governo e dei rappresentanti delle categorie”.
In collegamento anche Luca Piermartiri, segretario provinciale del Fermano, che ha ringraziato Verducci per il lavoro portato avanti. “Questo è un settore che ha subito di tutto. Si tratta, quindi, di una giusta battaglia che il Pd porta avanti non solo per chiedere investimenti, ma anche per andare a coprire per intero quelle cifre che verranno a mancare alle imprese. Il Pd è sempre stato vicino al territorio e questo lavoro è frutto di un dialogo intrapreso con tutti gli interessati, non solo per raccogliere le problematiche che le aziende stanno vivendo ma anche per formulare possibili soluzioni”.
In chiusura il senatore Verducci, nel ricordare come le tre federazioni continueremo a fare un lavoro congiunto, è ritornato sui contenuti della mozione. “Serve a fare in modo che le varie linee di intervento che i diversi Ministeri stanno attenzionando non siano scollegate e non riguardino filiere di appartenenze partitiche. Dobbiamo uscire da una mentalità assurda, bisogna parlare con tutti, altrimenti con una logica provinciale non andiamo da nessuna parte. Abbiamo soprattutto bisogno da parte del Governo di un coordinamento di interventi per un pacchetto di misure nazionali ad hoc per il calzaturiero. Ogni mese è un mese decisivo, ci sono aziende che chiudono, e farne una vertenza nazionale è un salto di qualità. Infine, per risolvere la questione dei pagamenti delle merci già consegnate ai russi, bisogna intervenire nelle more dell’interpretazione delle sanzioni e dobbiamo fare in modo di avere i margini per far arrivare questi pagamenti”.
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