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Sanità, presidio di Rsu e sindacati al Murri: «Non se ne può più». Presenti diversi amministratori del Fermano (Video e Foto)

FERMO - La manifestazione davanti al nosocomio fermano. Diversi gli amministratori locali presenti. Al sindaco Paolo Calcinaro al quale è stato chiesto di convocare una conferenza dei sindaci e di invitare l'assessore regionale
La manifestazione davanti all'ospedale Murri

di Serena Murri (foto e video Simone Corazza)

«Sanità, non se ne può davvero più». E ancora «quando tutto sarà privato, saremo privati di tutto». Sono solo un paio degli slogan ripetuti nel primo pomeriggio di oggi davanti all’ospedale Murri di Fermo dove è stata organizzata un’assemblea presidio della Rsu dell’Ast di Fermo. «Le condizioni di lavoro sono ormai inaccettabili. Chiediamo subito al commissario Grinta assunzioni, risorse economiche, stabilizzazione dei precari e pagamento dell’indennità di Pronto soccorso» rimarca la Rsu a cui si sono aggiunti i sindacati e, presenti, anche alcuni amministratori locali del Fermano tra cui il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro.

Da sin. Gaetano Massucci, Mauro Ferranti, Fabrizio Vergari e Daniele Stacchietti

La Rsu, dunque, con il presidio di questa mattina, davanti al Murri di Fermo, ha lanciato un altro grido d’allarme sulle carenze di personale nel nosocomio fermano: «Dobbiamo aprire i servizi e assumere personale oppure bisogna rivedere l’offerta perché con una carenza così importante, i servizi non si possono mantenere», il monito di Giuseppe Donati,  segretario generale Cisl Fp, Giuseppe Donati.

La protesta, promossa dall’Rsu e che ha visto tutte le sigle sindacali unite, è stata l’occasione per rimarcare che «lo stato di precarietà del personale della Ast Fermo è preoccupante. Turni massacranti degli operatori, ore lavorative in eccedenza, liste d’attesa inaccessibili per gli utenti e, di conseguenza, progressivo e graduale indebolimento del servizio sanitario pubblico. Mancano almeno 40 infermieri e 15 Oss per riuscire a garantire un servizio di qualità. Problemi, già denunciati 8 anni fa anche dall’Associazione Cittadinanza attiva e dal Tribunale per i diritti del malato».

Come detto da Anna Donataccio, coordinatrice pro tempore Rsu Ast Fermo, i dati del personale sono allarmanti «a partire dal monte con 15mila ore mai recuperate per gli infermieri tra 2021-22, 2600 ore per gli Oss, 11mila per le Ast, 2600 ore per le ostetriche, ferie arretrate per gli infermieri di 13 mila giorni, 420 giorni per le ostetriche, 2450 giorni per gli Oss. Gente che viene richiamata dalle ferie. Aumento preoccupante degli infortuni tra gli operatori. Continuare a lavorare in queste condizioni – ha spiegato Donataccio – significa mettere a repentaglio la tutela della salute del cittadino, dando servizi scadenti o ridotti».

Una protesta che non inizia certo oggi, come ha ricordato Giuseppe Donati (Cisl): «Lo stato di agitazione è stato proclamato a settembre. Purtroppo i problemi sono rimasti lì. È vero che a fine anno abbiamo portato a casa la proroga dei contratti a tempo determinato ma solamente fino ad aprile, quando si riproporrà il problema. La carenza di personale è molto importante, parliamo di 40 infermieri e 15 Oss ma anche di personale tecnico e amministrativo». Una situazione al limite che comporta risvolti negativi per l’utenza «privandola – ha ripreso Donati – di un numero di servizi importante. Le liste di attesa lo dimostrano. I tempi li conosciamo. Questi sono mesi importantissimi, si sta decidendo a livello regionale anche la suddivisione dei budget e le risorse da attribuire alle singole Ast. È un problema da porsi ora. Con la riforma sanitaria in atto, se Fermo non fa squadra, rimarrà con il cerino in mano. L’interlocuzione è aperta con il direttore e il commissario che in questo momento ha dei budget provvisori. Non hanno certezza di quello che possono spendere. Il tetto di spesa regionale sarebbe un altro limite».

Il problema riguarda anche altri reparti, come ha ricordato Ivana Del Medico che, fra le altre associazioni presenti, rappresenta quella nazionale dei dializzati: «Mancano infermieri e medici. Manca personale specializzato. Le complicazioni degli accessi vascolari vengono trattate in Ancona e non a Fermo vista la mancanza  di determinati servizi nell’ospedale Murri». Per ciò che concerne gli accessi legati ai cateteri venosi centrali e le fistole semplici questi vengono eseguiti in autonomia a Fermo. Solamente le fistole complicate che necessitano di interventistica contrastografica e angioplastica vengono centralizzate ad Ancona.

Ivana Del Medico

Le sigle sindacali, hanno chiesto maggiore coinvolgimento da parte dei sindaci del territorio. Ed oggi erano presenti quelle di Monte Vidon Combatte con il sindaco Gaetano Massucci, di Montappone, Mauro Ferranti, di Santa Vittoria in Matenano, Fabrizio Vergari. Per Porto Sant’Elpidio presente il vicesindaco Daniele Stacchietti. Davanti al Murri è arrivato il sindaco Paolo Calcinaro, al quale è stato chiesto di convocare una conferenza dei sindaci e di invitare l’assessore regionale, questione di un paio di settimane: «La presenza di oggi – le parole di Calcinaro – è importante in un momento cruciale per la sanità. Abbiamo investimenti forti sulla tecnologia ma se non rilanciamo il numero del personale gli investimenti saranno depotenziati. Siamo sotto di tanti parametri come numeri pro capite. Non sono opinioni. Ci aspettiamo che la nostra provincia raggiunga almeno il penultimo posto. Serve un incremento del personale, parlo di medici, infermieri, Oss e amministrativi». Inevitabile non pensare al nuovo ospedale. «Se deve essere il nuovo nosocomio delle Marche – ha precisato Calcinaro – non può essere fatto solo di mura e tecnologia. Se c’è la tac ma non permettiamo di usarla contemporaneamente per Pronto soccorso e reparto, è un passo avanti a metà. Grinta sta cercando di battere i pugni. Ora serve un segnale a livello regionale. I numeri ci vedono in coda rispetto ad altre province. Se aumentiamo le tecnologie senza il personale, il servizio è negato e non si mette a frutto l’investimento».

Per Porto Sant’Elpidio, si diceva, era presente l’assessore Daniele Stacchietti: «Il servizio sanitario nazionale si basa sull’accesso alle strutture pubbliche con la carta d’identità e non quella di credito – ha ricordato – Qui stiamo perdendo pezzi di sanità pubblica a favore del privato, cosa che va contro un’idea di Stato che garantisce il benessere e il diritto di salute del cittadino a prescindere dai redditi e da luogo in cui si vive».


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