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Sanità, Saltamartini a Fermo: «Niente esami fuori provincia e accordi con medici di famiglia». Calcinaro: «Serve un piano Marshall» (Video)

SANITA' - L'assessore regionale Filippo Saltamartini prima della Conferenza dei Sindaci a Palazzo dei Priori: «Per il Fermano diamo una risposta anche al nodo dell'unico ospedale. Prevediamo che quello di Amandola sia un ospedale di base con un Pronto soccorso e tutta una serie di servizi. Per cui la provincia di Fermo avrà concretamente due ospedali per acuti». Cauto Calcinaro: «Ci aspettiamo risposte sulla perequazione di personale»
L'intervento dell'assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini

La Conferenza dei Sindaci riunita oggi a Palazzo dei Priori

di Giorgio Fedeli (video Simone Corazza)

Cup provinciali per limitare la mobilità verso altri territori, accordi con i medici di medicina generale per facilitare la loro aggregazione e decongestionare il Pronto soccorso, acquisto di servizi e due ospedali per acuti, quello di Campiglione e quello di Amandola. Sono questi i pilastri, in chiave anche e soprattutto fermana, su cui l’assessore regionale alla Sanità, Filippo Saltamartini, oggi pomeriggio ha puntato nell’incontro con i sindaci del Fermano e con la Rsu dell’Ast di Fermo. A Fermo è arrivato anche il governatore delle Marche, Francesco Acquaroli. Oltre a numerosi sindaci del Fermano, in sala anche il commissario straordinario Ast Fermo, Roberto Grinta e la presidente dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri, Anna Maria Calcagni.

Il delegato regionale alla Sanità è arrivato a Fermo per illustrare il nuovo Piano socio-sanitario, un pò come sta facendo con le altre province. E prima dell’incontro istituzionale si è fermato per rispondere alle domande dei giornalisti e per illustrare le novità in arrivo per la sanità regionale ma anche quella provinciale che soffre e per la quale il territorio chiede parità di trattamento con le altre Ast delle Marche.

Filippo Saltamartini

«Stiamo partendo con il programma di approvazione del piano socio-sanitario, un piano molto ambizioso perché programma il futuro della sanità della nostra regione e anche del Fermano. Abbiamo una bozza da noi predisposta e ora – l’esordio di Saltamartini – la presentiamo ai territori. Dopo questo percorso di ascolto porteremo l’atto finale all’approvazione della giunta. E dall’ok ci saranno tre mesi di tempo per eventuali osservazioni e modifiche in commissione Sanità. Dovrebbe, insomma, essere approvato entro agosto. Quali sono i pilastri? Si parte da una premessa: l’individuazione della domanda sanitaria della nostra regione. Attraverso due studi, dell’Univpm e della Bicocca di Milano, sappiamo esattamente quali sono i numeri della domanda sanitaria e quindi dovremo riorganizzare il sistema, la medicina del territorio, gli ospedali, le case di comunità per soddisfarla. Il piano parte con alle spalle la legge di riforma sanitaria che ha modificato l’assetto, non c’è più la regionale Asur ma ci sono le Ast. I Cup non sono più regionali ma provinciali. Insomma se un cittadino del Fermano telefona per una prestazione non gli può venire risposto che la può fare a Urbino o a San Benedetto, per fare degli esempi, come avveniva in precedenza. Il sistema, comunque, è ancora in fase di rodaggio. La seconda innovazione, che tende a superare la carenza di medici di famiglia con il conseguente afflusso al Pronto soccorso, è nell’accordo con i medici di medicina generale per la loro riunione in studi associati. Verranno messi a loro disposizione infermieri e tecnici informatici. Abbiamo stanziato 9 milioni di euro per acquistare delle tecnologie in grado di fare già delle radiografie polmonari con scanner portatili, anche delle ecografie e analisi del sangue. Insomma negli studi si potranno fare esami oggi disponibili solo in ospedali per acuti. E, sempre in virtù di questo accordo con i medici, vogliamo valorizzare gli studi associati prevedendo la possibilità che gli specialisti del Ssr possano andare a prestarvi il loro servizio per qualche ora. Vogliamo quindi anticipare il progetto della medicina preventiva del territorio delineata dal Pnrr e dal decreto ministeriale 77 dello scorso anno. Oramai il percorso è avviato. Contiamo di dare risposte soprattutto alle liste di attesa che sono presenti a livello nazionale. Il sistema è stato collaudato: ogni giorno sappiamo quali sono le domande per le prestazioni, provincia per provincia. Possiamo avere il dato di quelle garantite dal sistema pubblico. E quello che non può essere garantito dal pubblico lo acquistiamo sul mercato della sanità privata perché esiste ancora nella pubblica amministrazione il blocco delle assunzioni».

Da sin. Filippo Saltamartini, Francesco Acquaroli e Roberto Grinta

Doverosa la spiegazione di Saltamartini, anche perché quando si sente parlare di “privato” al posto di “pubblico” si drizzano automaticamente le antenne. «Calma, mi spiego: non possiamo assumere ma possiamo acquistare prestazioni sanitarie e questo si collega al problema dell’impiego delle cooperative nei Pronto soccorso, un tema risalente al 2018 con sproporzioni pazzesche (in termini pecuniari, ndr) tra chi va a lavorare per le cooperative con trattamenti enormemente superiori a parità di prestazione. Questo non può essere permesso tant’è che il governo Meloni ha già approvato una norma con cui si aumentano le prestazioni aggiuntive, ossia gli emolumenti straordinari per i medici da 60 a 100 euro per parificarli alle cooperative. Non sappiamo se l’Europa ci autorizzerà ad aumentare la spesa pubblica e il numero di medici e infermieri nelle corsie ma abbiamo risorse importanti per acquistare i servizi. Quindi contiamo di dare una risposta alle liste d’attesa, un problema che risale al 2012. Pensate che 40milioni all’anno li spendiamo per cittadini che vanno a curarsi in Emilia Romagna, anche da Fermo. Dobbiamo evitare che questa spesa, che arricchisce altre regioni, possa sottrarre risorse alla nostra sanità e con questo nuovo Piano socio-sanitario, attraverso il controllo della domanda, quello della produzione interna e attraverso l’acquisto di nuove prestazioni contiamo di dare risposte di prossimità che i cittadini ci domandano».

E poi c’è l’ospedale. Ma per il delegato alla Sanità bene iniziare ad usare il plurale: «Per il Fermano diamo una risposta anche al nodo dell’ospedale unico. Prevediamo che quello di Amandola sia un ospedale di base con un Pronto soccorso e tutta una serie di servizi. Per cui la provincia di Fermo avrà concretamente due ospedali per acuti. E questo garantirà che la fascia montana possa avere risposte. Per il nuovo nosocomio di Campiglione abbiamo stanziato risorse importanti, sarà di primo livello, con tecnologie nuovissime. Dopo due anni di Covid penso sia stato fatto un buon lavoro ma questo dovranno dirlo i cittadini».

Al centro, Paolo Calcinaro

Piano, ospedali, servizi. Ma mancano ancora i direttori delle Ast. «I nuovi direttori delle Ast verranno nominati entro il 15 maggio, ci siamo quasi. C’è una procedura concorsuale».

Ok, bene le strutture, gli elettromedicali, gli investimenti. Ma la perequazione tanto chiesta dalla Rsu, voce, in questo, di un intero territorio stanco di fare da “Cenerentola” della regione? «E’ una domanda che si fonda su un elemento storico: si dice che a Fermo – la replica di Saltamartini – ci sono tot medici e x popolazione, con un rapporto sbilanciato rispetto ad altri territori. Noi diciamo che a Fermo dobbiamo mettere un numero di sanitari tale da dare risposte ai cittadini. Mentre la domanda posta da alcuni sindaci e sindacati parte da un elemento storico, il Piano socio-sanitario parte dal principio della domanda. Questo significa che potremo dare, al momento, delle risposte interlocutorie perché il Piano parte adesso, fra un mese va in giunta e entro quattro mesi in Consiglio regionale. I sindaci avranno tutte le risposte, ed è importante che partecipino al processo di redazione del Piano. Oggi presentiamo una bozza, il testo glielo abbiamo già inviato e siamo in attesa di conoscere le loro osservazioni. Ovviamente potranno essere ascoltati dalla commissione Sanità. Le due questioni possono essere risolte dando soddisfazione al principio per cui i cittadini del Fermano devono avere quelle risposte che fino ad oggi chiedono a Macerata, ad Ancona e in Emilia».

Cauto il primo cittadino di Fermo, presidente della Conferenza dei sindaci, Paolo Calcinaro, nel suo intervento introduttivo: «Siamo in una sala gremita di sindaci, operatori, sindacati e associazioni. Siamo qui a chiedere discontinuità. Ci sia consentito qualche timore. Abbiamo fatto un percorso condiviso con la Regione per ottimizzare il futuro ospedale. Però le mura non sono tutto, se non saranno riempite del personale che serve. Ci aspettiamo risposte sulla perequazione di personale. Per numero di posti letto la situazione è punitiva per Fermo, i dati sono chiari. Qual è la dignità di Fermo dentro le reti cliniche? Abbiamo di gran lunga meno mobilità attiva degli altri territori. Non sono partiti i bandi per le tecnologie per il nuovo ospedale ma c’è da correre, serve un piano Marshall o non saremo pronti quando la struttura sarà disponibile».

Anna Maria Calcagni

In sala, si diceva, anche la presidente dei medici chirurghi e odontoiatri del Fermano, Anna Maria Calcagni. Una donna abituata a non andarci troppo per il sottile se ci sono dei problemi, una che non sminuisce le questioni. E infatti anche oggi non l’ha fatto, sottolineando la «carenza di medici, un vero e proprio imbuto formativo. Per il Fermano torno a segnalare, come dico da anni, che un unico distretto territoriale è un errore. Una scelta che penalizza l’entroterra e la Valdaso».

Non ci va per il sottile nemmeno il segretario regionale Fp Cisl, Giuseppe Donati, vicecoordinatore Rsu Ast, da sempre uno tra i più caustici con Regione e vertici della sanità, quando si parla di personale e investimenti: «Ci sono criticità che denunciamo da tempo in tutte le sedi. Abbiamo ancora un rapporto tra cittadini e infermieri ed Oss che in alcuni casi è di un terzo rispetto ai territori vicini. Regaliamo 40 milioni di mobilità passiva alle altre regioni ma regaliamo pure le professionalità formate, che se ne vanno da qui. L’assessore ha parlato di ambulatori medici annuali a cui forniranno infermieri e tecnici. La mia domanda è: dove prenderanno le risorse sia umane che economiche per attuare tutto ciò? Si parla tanto della carenza di medici, ma per gli infermieri non va meglio».

Marcello Evangelista, segretario regionale Uil, definisce «coraggioso il piano sanitario della Regione. Abbiamo condiviso la riforma organizzativa perché l’Asur purtroppo si è rivelata un fallimento. Il problema rimane la carenza di personale». Per Roberto Lanfranco della Cgil «va sanata la carenza di infermieri ed Oss previsti nel piano di fabbisogno del personale che è inferiore a quello del 2022».

Il governatore Francesco Acquaroli

In chiusura l’intervento del governatore Francesco Acquaroli: «Siamo la prima regione d’Italia per borse di studio ai medici. È chiaro però che, se per 100 medici che vanno in pensione ne entrano appena 70, il problema resta. In molti ci chiedonouna perequazione, credo sia possibile solo se siamo virtuosi. Spero che tutti condividano la sfida che ci attende. Non permetteremo mai una competizione tra diverse aziende sanitarie territoriali. La prima priorità è la mobilità passiva che pesa tanto, 150 milioni di euro l’anno, circa 40 di saldo negativo con quella attiva. Lo studio dell’università Bicocca ci fotografa perfettamente i motivi di questa passività. A Fermo la mobilità passiva la genera in particolare l’emodinamica, che si sposta fuori regione. Altra parte rilevante della mobilità passiva è l’ortopedia. Più intercettiamo queste passività, più reinvestiamo. La fuga dei medici dal sistema pubblico verso quello privato la ritengo una grande umiliazione. È un paradosso ed è il primo tema che ho posto al ministro Schillaci quando è venuto a Fermo. Intanto il governo ha innalzato l’indennità per i medici pubblici. Si è anche disposto il divieto di rientro per chi dal pubblico va al privato. Altro tema centrale è l’appropriatezza delle prestazioni, perché quando c’è carenza di risorse, quelle che spendiamo male danneggiano i più deboli».

Da dx Francesco Acquaroli e Filippo Saltamartini


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