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Incognita porto turistico: trent’anni di progetti,
promesse e polemiche

PORTO SAN GIORGIO - L'approdo turistico da tre decenni è sempre lì, praticamente fermo al palo dalla data del suo fallimento, nonostante gli investimenti per 3 milioni fatti dal Marina. Che fine farà allora una delle più importanti infrastrutture delle Marche? La prima proposta risale addirittura al 1986

Il porto turistico sangiorgese

di Sandro Renzi

Trent’anni di annunci, proposte, progetti e polemiche. Ma il porto turistico è sempre lì, praticamente fermo al palo dalla data del suo fallimento, nonostante gli investimenti per 3milioni fatti dal Marina. Che fine farà allora una delle più importanti infrastrutture delle Marche? La prima proposta risale addirittura al 1986. A firmarla l’architetto Landi. Prevedeva una zona destinata alla cantieristica per 12mila mq, un’altra riservata alle attrezzature turistico ricettive e commerciali (62mila mq) ma in grado di sviluppare residenze per 105mila mq ed una rivolta agli uffici. Progetto naufragato per la mancata realizzazione nei tempi stabiliti delle strutture portuali. Passano gli anni e prosegue l’iter amministrativo. Nel 1996 viene approvata la variante generale al Prg. Nasce la Zpu 9, zona di progettazione unitaria, che comprenderà pure uno spazio esterno all’area portuale. Quattro anni più tardi è la volta dell’architerro Salmoni. La sua proposta viene dichiarata “condivisibile” dall’amministrazione Amici. Ma cosa prevedeva in concreto? Oltre 2400 mq per la zona produttiva in cui avrebbero dovuto trovare posto il mercato ittico, un cantiere navale e servizi alla pesca; 10290 mq per la zona “diporto” nella quale il progetto collocava le attività commerciali, sportive, box, piazzali e attrezzature ricettive; 3630 mq per i servizi generali ed amministrativi (capitaneria di porto, torre di controllo ed uffici). Il tutto per un totale di 16395 mq di edificato, ma non un cenno, almeno espressamente, a residenze. Ma anche in questo caso di quel progetto non se n’è saputo più nulla. Nel 2005 spunta un business plan dei privati. L’intento è quello di tornare a muovere le acque e far parlare del porto turistico. Si legge al suo interno che “l’intenzione del progetto è quella di rimarginare una ferita urbana tutt’oggi aperta ed assicurare l’organica continuità della città, dei suoi spazi, delle sue funzioni in tutti i territori sottoposti a progettazione”. In concreto veniva individuata una superficie esterna al perimetro della marina (circa 11300 mq) come area di rimessaggio delle imbarcazioni, veniva prevista la realizzazione di uno stabilimento per la produzione di nuovi natanti (5mila mq), si rimarcava la necessità di ospitare pure residenze turistico ricettive, nell’area nord, senza però indicare quante volumetrie. E come è noto è proprio sui numeri che da sempre si gioca la partita del e per il porto. L’unica dato preciso riguardava la misura degli appartamenti, tra i 60 ed i 70 mq. Fermo restando un circolo sportivo, una piscina, aree verdi e servizi a supporto della nautica. Investimenti per oltre 30milioni di euro. Passano due anni e si arriva al 2007.

E’ l’anno del progetto Cervellati, integrato dagli uffici comunali. Sarà questo, redatto sotto l’amministrazione Brignocchi, il primo ed unico piano che otterrà il via libera del consiglio comunale prima e della Regione dopo. Ma che giunto a ridosso delle elezioni amministrative non vedrà completato l’iter (mancava l’adozione definitiva della civica assise) perché revocato successivamente dalla giunta Agostini. Cosa prevedeva? Di certo un dimezzamento delle volumetrie rispetto a quanto suggerito dai privati: 4000 mq per il turistico, 2000 per il commerciale, 5000 per la cantieristica, in totale 11000 mq a cui si affiancavano 17600 mq di verde. L’intervento prevedeva una “apertura” del porto alla città ed una sorta di centro benessere. A carico dei privati restava la realizzazione delle aree a verde pubblico, l’ampliamento del sottopasso di via Solferino e del ponte ciclopedonale sul torrente Ete. Bisognerà attendere altri due anni per trovarsi di fronte ad una nuova proposta. A disegnarla l’architetto Desideri. A parlare sono ancora i numeri: 16500 mq per il turistico e ricettivo, 7500 mq per il commerciale, 3500 per la cantieristica. In totale 27500 mq a cui si aggiungevano 25232 mq di parcheggi. Il tutto viene presentato in viale della Stazione. La città in quel momento è governata dal centrodestra con Agostini sindaco. La Marina era pronta ad investire oltre 5milioni di euro per le opere pubbliche. Spuntano di nuovo l’ampliamento del sottopasso di via Solferino, una rotatoria, ma anche l’eliporto, una stazione marittima per il collegamento con la Croazia, il tanto atteso ponte, stavolta pure carrabile, sulla foce dell’Ete vivo. Le slide sono accattivanti e danno un’immagine del porto stile Miami. Al suo interno spuntano villette a due piani immerse nel verde. Lo scontro politico si accende e non solo tra maggioranza ed opposizione. Gli equilibri interni al centrodestra nel frattempo si rompono e due anni più tardi la giunta Agostini cade. Del progetto Desideri non si saprà più nulla. A ricoprire la poltrona di primo cittadino arriva nel frattempo Nicola Loira. Si riparte da zero. Il Marina a maggio del 2015 taglia le volumetrie proposte da 27500 a 21000 mq. La maggioranza di centrosinistra va avanti per la sua strada e sembra irremovibile su una posizione che dimezza ulteriormente i mq. Si arriva a 13000 così suddivisi: 6000 per la ricettività turistica, 3500 mq per il commerciale, 2500 per la cantieristica e 1000 per i servizi, di cui 500 per le associazioni. Ad oggi l’unica cosa certa è che la nuova amministrazione comunale guidata dal Loira bis per cominciare prenderà di petto la valutazione ambientale strategica. Ma si sa che la partita, ancora una volta si giocherà su quelle maledette o benedette, secondo i diversi punti di vista, volumetrie.

L’ingresso del porto turistico di Porto San Giorgio


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