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Lotta ai ‘furbetti’ delle tasse, la Guardia di Finanza di Ascoli smaschera 295 evasori totali: frode da 90 milioni di euro

MAXI OPERAZIONE - Il seguito investigativo ha poi smascherato gli ulteriori illeciti in capo ad altre 19 imprese ubicate nella provincia di Ascoli Piceno e 18 nella provincia di Fermo, i cui intrecci societari, approfonditi attraverso le canoniche attività di intelligence della polizia economica e finanziaria, hanno portato a delineare le successive posizioni imprenditoriali che hanno coinvolto le diverse province del territorio nazionale.

La maxi indagine di polizia economica e finanziaria è stata definita dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno che, sotto la direzione della
locale Procura della Repubblica, ha determinato l’individuazione di 295 evasori totali, rappresentati da altrettante imprese ubicate in 10 diverse Regioni del territorio nazionale che, per una o più annualità d’imposta, hanno omesso di presentare le dichiarazioni fiscali obbligatorie sia ai fini delle imposte dirette, sia ai fini dell’imposta sul valore aggiunto. Sono oltre 90 i milioni di euro di ricavi non dichiarati che connotano la maxi frode fiscale così fino a ieri “sfuggiti” agli ambiti impositivi delle 25 province interessate alle indagini, di cui oggi, grazie alle attività condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Ascoli Piceno, se ne potrà addivenire al recupero a tassazione.

Per effetto dei risvolti di natura penale, sono state inoltre segnalate all’Autorità Giudiziaria 32 persone in relazione alla fattispecie prevista dall’articolo 5 “Omessa
dichiarazione” del decreto legislativo n. 74/2000, contemplante la reclusione da un anno e sei mesi a quattro anni.

Rilevanti ed impegnative sono state le attività condotte nel contesto dell’operazione “295”, un ambito d’indagine che attraverso l’incrocio di una serie alquanto rilevante di
dati tributari, patrimoniali e societari ha analizzato nel dettaglio le posizioni di centinaia e centinaia di soggetti giuridici, molti dei quali risultati accomunati dai classici indici di atipicità e di pericolosità fiscale quali, in particolare, la rappresentanza legale riconducibile a soggetti di nazionalità straniera già gravati da precedenti penali di
carattere economico e finanziario, ovvero, per altri casi, i meri “prestanome” ricorrenti nella gestione di più imprese.

Numerose sono state le altre fonti di prova, raccolte dalle Fiamme Gialle, che hanno consentito di confermare i generali presupposti di illiceità, quali l’acclaramento di sedi
societarie dichiarate ufficialmente presso indirizzi risultati poi fittizi, ovvero, in altri casi, presso mere domiciliazioni del tutto prive di ogni struttura aziendale e, comunque, non corrispondenti a quelle effettive, individuate nel corso delle stesse indagini. Il tutto, in un coacervo ed intreccio di gestioni imprenditoriali interposte mediante reiterate e sistematiche variazioni degli organi amministrativi, cambiamenti di sedi e repentine cessazioni delle attività.

Ad “aprire le fila” a quella che ha poi costituito l’individuazione di una maxi evasione fiscale perpetrata in maniera massiva da ben 295 soggetti giuridici è stata un’impresa ascolana nel cui ambito, in stretta successione, sono state rilevate evoluzioni dei propri asset caratterizzate da frequenti variazioni dell’amministrazione e della compagine dei soci, le cui singole posizioni hanno poi evidenziato cointeressenze in altre imprese distribuite nel territorio nazionale, anch’esse caratterizzate da analoghe successioni gestionali intervenute in tempi alquanto circoscritti.

Il seguito investigativo ha poi smascherato gli ulteriori illeciti in capo ad altre 19 imprese ubicate nella provincia di Ascoli Piceno e 18 nella provincia di Fermo, i cui intrecci societari, approfonditi attraverso le canoniche attività di intelligence della polizia economica e finanziaria, hanno portato a delineare le successive posizioni imprenditoriali che hanno coinvolto le diverse province del territorio nazionale.

Al centro delle indagini, sono quindi finiti principalmente alcuni studi professionali operanti in altre realtà territoriali cui la maggior parte delle imprese aveva fatto ricorso per l’assolvimento delle incombenze dichiarative, lì depositando anche le scritture contabili e, in altri casi, fissando anche presso i loro domicili le sedi legali delle società, circostanze verso le quali i militari della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno hanno riversato le opportune attenzioni, cogliendo alcune evenienze ritenute di un necessario
esame ed avviando quindi specifici approfondimenti proprio sul conto dei medesimi professionisti, due di questi poi coinvolti anche nei risvolti di carattere penale in quanto contestualmente rappresentanti legali delle stesse imprese evasori totali finite nel mirino delle indagini.

In relazione all’intervenuta definizione delle indagini delle Fiamme Gialle di Ascoli Piceno, i 295 evasori totali dovranno ora affrontare i risvolti di carattere penale presso le diverse Procure della Repubblica di competenza territoriale, già attivate a cura della Procura della Repubblica di Ascoli Piceno e di quelli ulteriori di carattere amministrativo, tesi al recupero a tassazione degli ingenti profitti non dichiarati al Fisco, che saranno gestiti dai Comandi del Corpo insistenti nelle diverse località del territorio nazionale. L’operazione “295” testimonia l’impegno e l’incisività che il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Ascoli Piceno ripone sistematicamente nella ricerca dei sistemi di frode più articolati e di forte insidiosità per l’Erario, nel perseguimento delle linee strategiche e d’azione in materia di contrasto all’evasione fiscale tracciate negli ultimi anni.

“Un insieme di attività di intelligence che – spiega la Finanza – attraverso la mappatura delle diverse macrotipologie di contribuenti, analisi di rischio mirate e strategie d’intervento differenziate, perseguono non solo la scoperta di fenomeni di frode più gravi e consistenti con particolare riguardo all’entità delle somme oggetto di frode, ma anche lo sviluppo di investigazioni complete e incisive nel concreto, in grado di contribuire nel realizzare un ‘ambiente economico-finanziario’ sempre più sicuro, tale da poter sostenere e incentivare l’attività d’impresa e gli investimenti, garantire il regolare afflusso e la corretta gestione delle risorse finanziarie pubbliche e tutelare contestualmente i diritti dei cittadini”.


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