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«La sanità non funziona, mancano posti letto e personale». Dipende da Noi porta la protesta in Prefettura

FERMO - Intervista a Fabio Bernardini, coordinatore provinciale di Dipende da Noi insieme a Luisella Pieroni: "Non può più succedere quello che è accaduto domenica scorsa in ospedale"

di Andrea Braconi

Un presidio davanti alla Prefettura per denunciare la grave situazione che sta attraversando la sanità fermana, seguito da un incontro con il vicario Alessandra De Notaristefani. Dipende da Noi, il movimento nato nel 2020 per sostenere la candidatura a presidente della regione del professor Roberto Mancini, è stata la prima forza politica a dare concretezza alla protesta che da giorni caratterizza le cronache del territorio provinciale. Nella delegazione, oltre a Giuseppe Buondonno e Sabrina Isidori, anche Fabio Bernardini, coordinatore provinciale di Dipende da Noi insieme a Luisella Pieroni.

Bernardini, intanto fotografiamo la situazione.

“C’è una sanità territoriale che non sta funzionando più. Mancano i medici di famiglia, che stanno sul limite massimo dei mutuati. Non si riesce più a garantire le guardie mediche notturne. Oltre a questo siamo la provincia con il più basso rapporto di posti letto per abitante, intorno ai 2,5 quando la legge dice che ce ne dovrebbero essere 3,7. Abbiamo un solo presidio ospedaliero per tutta la provincia, quando Ascoli ne ha 2 e Macerata 3. L’emergenza cardiologica non è adeguata perché mancando l’emodinamica devi sempre essere trasferito in un altro ospedale e quindi i tempi del primo trattamento si allunga: un infarto acuto dovrebbe essere trattato entro mezzora, invece qui prima di un’ora non si arriva in un reparto specifico. Tutto si ripercuote sull’ospedale, in particolare sulla porta di accesso che è il Pronto soccorso”.

Pronto soccorso che nello scorso fine settimana ha vissuto momenti drammatici.

“Pazienti che stanno in attesa 150 ore su una barella prima di essere ricoverati perché non c’è posto letto è cosa nota. Tempi di attesa lunghissimi, quindi, per essere visitati e altrettanto per essere ricoverati in reparto. Domenica scorsa siamo arrivati a chiudere metà Pronto soccorso perché, mancando posti letto, non sapevamo più dove mettere i pazienti positivi. La settimana prima non si riusciva a scaricare i pazienti dalle ambulanze perché non c’era il posto fisico dove metterli in Pronto soccorso”.

Non è però l’unica carenza del Pronto soccorso.

“C’è anche una carenza cronica di medici abilitati per l’emergenza urgenza, ce ne dovrebbero essere 22, invece ce ne sono 4. Quindi, coprire un turno di 24 ore con soli 4 medici diventa molto difficile, se non impossibile. Sono cose risapute da tempo da chi amministra la sanità, ma ancora non è stato preso alcun provvedimento”.

Alla luce di tutto questo, alla Prefettura cosa avete chiesto?

“Un intervento in merito ad un problema molto grave. Al vicario, che ringraziamo per la disponibilità, abbiamo ricordato la situazione della sanità della Provincia”.

Le vostre prossime iniziative?

“Un incontro pubblico per parlare della situazione sanitaria ma anche per affrontare la questione della nuova Rsa che verrà costruita a Rapagnano, con 250 posti letto per tutte le disabilità”.

Oggi vi siete mossi autonomamente, ma non ritenete sia il caso di aggregare più realtà sensibili al tema?

“Ci stiamo lavorando. Abbiamo già parlato con Articolo Uno e ci stiamo avvicinando al Partito Democratico. Sembra ci sia l’intenzione di creare un coordinamento anche con forze civili su questo tema molto importante, vedremo. Di sicuro non può più succedere quello che è accaduto domenica scorsa in ospedale”.

Al termine dell’incontro, lo stesso vicario De Notaristefani ha comunicato che nella mattinata di venerdì 4 febbraio il prefetto Vincenza Filippi incontrerà i sindacati degli operatori della sanità ed il direttore dell’Area Vasta 4. “La Prefettura non ha competenze in materia sanitaria – ha spiegato -, ma sente l’umore del territorio e ascolta le problematiche di tutti i generi”.



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