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A Fermo il condominio popolare della vergogna: «Muffa, degrado e spaccio. Situazione insostenibile» (Le Foto)

FERMO - A segnalare la fatiscenza dell'edificio sono stati i residenti con una lettera alla nostra redazione: «Abbiamo fatto tante sollecitazioni ma l'Erap e il Comune continuano a rimpallarsi le responsabilità. Entrate a vedere con i vostri occhi in quali condizioni si lasciano le persone con difficoltà economiche perdere la loro dignità».

di Matteo Malaspina

«Vivere in una casa del Comune non può essere una vergogna ma lo diventa quando ti ritrovi a vivere nel degrado». Inizia così la lettera di denuncia che diversi residenti del condominio in via Graffigna, nel centro di Fermo, hanno recapitato alla nostra redazione. Un documento di denuncia che ha come scopo quello di mettere in evidenza le tante problematiche che da tempo, ormai, chi alloggia in quello che è un complesso popolare di proprietà del Comune di Fermo sono obbligati a convivere.

Nato nel 1960 con lo scopo di essere una caserma dei Carabinieri, l’edificio è stato poi prelevato dal Comune che l’ha adibito ad alloggio popolare. Nel complesso, oggi, ci sono 23 appartamenti di cui solo 13 abitati. Gli altri sono chiusi con degli assi di legno perché sono stati più volte occupati abusivamente.

«Le case comunali di via Graffigna in centro storico sono case di emergenza, abitazioni di passaggio, con l’Erap che è responsabile dei contratti e della riscossione dell’affitto e il comune di Fermo è responsabile della manutenzione. Eppure ci sono famiglie che vivono in queste case da molti anni, addirittura una signora da 30 anni» dice una residente.

Ma al di là della situazione burocratica, il vero grande problema è la fatiscenza dell’edificio. «La facciata dell’immobile cade a pezzi e non è stato neanche ristrutturato dopo il terremoto. I balconi nella parte frontale sono ancora ricoperti con i teli verdi per evitare che cadano i calcinacci, con i ferri a vista, ma sono ancora utilizzati da chi ci vive nonostante siano inagibili – spiegano i residenti – Probabilmente, l’edificio sta collassando su se stesso e sono stati messi dei sostegni provvisori a sorreggere i portanti. Basta una scossa di terremoto che qui cade tutto».

Il portone d’ingresso è rotto, appoggiato al muro e l’immobile è accessibile a tutti. Cassette della posta forzate, bollette e pacchi rubati ma il vero grande problema è lo spaccio di droga all’intero dell’edificio. 

Le scale che portano alle cantine

«Le soffitte sono accessibili a tutti anche a chi non vive nel condominio perché il portone è rotto da anni ed è stato tolto, appoggiato all’entrata insieme a mobili di qualcuno che ha deciso di lasciarli lì anziché buttarli in discarica. Così è lo stesso sulle scale e per le soffitte: mobili ammucchiati, ‘pacchi famiglia’ alimentari lasciati in giro per la felicità dei topi. Mancano anche le finestre e ci piove dentro, senza parlare poi dei piccioni e dei gatti randagi che lasciano escrementi in giro rendendo inaccessibili le abitazioni – continuano – ma la cosa grave è quella di ritrovarsi sconosciuti sulle scale che fumano, si drogano, fanno rumore anche durante la notte. Alcuni hanno subìto dei furti e la cosa non è rasserenante». 

Scendendo nelle cantine, la puzza di muffa è nauseante. Sotto i contatori dell’acqua ci sono perdite e i contatori della luce vengono spesso manomessi. La situazione sulle scale comuni e sui pianerottoli non è migliore: sacchi di vestiti, giocattoli, divani, mobili tutti accatastati gli uni degli altri. 

«D’inverno la muffa e l’umidità all’interno delle abitazioni rendono l’ambiente invivibile. I muri diventano neri e mi ritrovo spesso il piumone zuppo d’acqua. Vivo qui da 5 anni con due bambine piccole e la situazione è insostenibile – dice una residente – forse pensate che queste abitazioni siano solo per extracomunitari? No, ci vivono anche italiani che hanno avuto una casa normale e che per qualche fatto avverso non ce l’hanno più. Famiglie che sperano di andare via ma non possono permettersi di pagare un affitto di 500 euro al mese perché non hanno un lavoro stabile, scongiurano di rientrare fra i primi in graduatoria nel bando delle case popolari  ma che dipende dall’Isee. La precedenza, purtroppo, è di chi ha il reddito più basso, più vicino allo zero, magari con un lavoro a nero. E se hai un qualche lavoretto a chiamata, a progetto, un tirocinio, un lavoro a tempo determinato con reddito dichiarabile non è facile competere per avere una soluzione abitativa migliore».

La sporcizia nei pianerottoli

Più di due anni fa dei tecnici sono andati a controllare ogni appartamento e con un manico di legno della scopa hanno iniziato a battere nel soffitto per cercare le infiltrazioni. Nell’aprile di quest’anno dovevano partire i lavori con il Bonus 110% per rifare le pareti esterne, rimettere le finestre e aggiustare le caldaie.

E proprio su quest’aspetto interviene direttamente il presidente dell’Erap, Saturnino Di Ruscio che conosce bene la situazione e che non è stato con le mani in mano: «L’edificio rientra in uno dei quattro lotti della provincia di Fermo per i quali – spiega Di Ruscio – inseriti nella procedura di partenariato pubblico-privato per i fondi del Superbonus 110%. La gara scade nei prossimi giorni e promotrice è una grande azienda. Certo – incrocia le dita Di Ruscio – lo stop del governo Draghi ha messo le aziende sul chi va là. Speriamo nel miglior esito possibile della procedura». 

«L’amministrazione sicuramente avrà fatto scelte più urgenti su dove e come destinare i fondi ma – la parola torna ai residenti – vorrei invitare tutti i cittadini di Fermo a passare in via Graffigna: è in centro storico, tra via Brunforte e il ricreatorio San Carlo. Entrate a vedere con i vostri occhi (tanto è tutto aperto) e potete liberamente salire fino alle soffitte o scendere nelle cantine e vi accorgerete in quali condizioni si lasciano le persone con difficoltà economiche perdere la loro dignità».

I balconi inagibili

La facciata rovinata

Un portone scassinato

Sostegni provvisori sui muri portanti

Muffa sui muri

Contatore manomesso

Oggetti ammassati

Un appartamento occupato chiuso con assi di legno

Pacchi alimentari preda dei topi

(foto Simone Corazza)

(foto Simone Corazza)

(foto Simone Corazza)

(foto Simone Corazza)

(foto Simone Corazza)

(foto Simone Corazza)


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