di Leonardo Nevischi (foto di Mauro Leoni)
Torna l’autunno e, puntuali, ritornano anche le mareggiate a Porto Sant’Elpidio. Ormai è uno scenario a cui i concessionari di spiaggia sono abituati da tempo e ad ogni invernata si ripresenta la conta dei danni. Questa volta, quella che ha sferzato l’arenile nella mattinata e nel primo pomeriggio odierno, non è stata una mareggiata di particolare violenza, eppure i segni del passaggio del mare sono già evidenti e l’acqua è arrivata fino alla pista ciclabile, portando con sé cumuli di detriti.
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Le zone più critiche sono sempre le stesse, ovvero quelle a ridosso del lungomare sud (per intenderci all’altezza della piattaforma di legno all’incrocio con via Marina, ndr). Sono le zone in cui il mare si sfoga in modo più violento, ed anche se nei mesi scorsi è partito il posizionamento delle scogliere emerse, lo scenario rimane critico. Qui le onde hanno divorato metri di spiaggia, fino a lambire gli stabilimenti balneari e, in alcuni casi, a penetrare all’interno delle strutture.
Non è il caso di Stefano Alessandrini, storico titolare della Trattoria Trentasette che racconta di non aver riportato danni strutturali allo stabilimento o all’impianto elettrico ma ha dovuto fare i conti con i numerosi detriti all’esterno del locale: «Proprio ieri avevo installato un rivestimento in legno per le pareti simile a quelli che vi sono a Venezia e fortunatamente l’acqua non è riuscita ad entrare. Sono stato previdente, ma d’altronde dopo tutti questi anni ho imparato ad adottare delle contromisure. La Protezione Civile aveva emanato l’allerta meteo e per deformazione professionale avevo controllato le previsioni».
Non tutti gli chalet però hanno avuto questa “fortuna”. Zio Pesce (ex Splash) pare sia quello ad aver subito più infiltrazioni, ma lo stabilimento risulta temporaneamente chiuso. Non confortevole, seppur senza particolari danni, anche la situazione nei vari Gente di Mare by lo Storione, Luna Rossa e Aristomatti (precedentemente situato all’ex Salè ed attualmente sito, qualche metro più a nord, al posto dell’ex Kooka).
«Abbiamo dovuto spostare tutti i mobili e pulire la sporcizia, ma ormai questa è la nostra routine invernale – ha raccontato Gabriele Marmorè degli Aristomatti, al quale è stata affidata la gestione dello chalet da Cinzia Brunelli, concessionaria dell’area demaniale e, per diversi anni, operatrice balneare -. Se la ditta che si occupa del posizionamento degli scogli non lavorasse solo di domenica forse i lavori finirebbero prima e non ci troveremmo in questa situazione. I lavori sono iniziati a settembre, troppo tardi. Anche perché ci troviamo all’interno del locale e le onde non promettono bene, figuriamoci cosa potrà accadere questa sera o nei mesi più rigidi».
Comprensibile la preoccupazione degli operatori per ciò che potrà accadere nella nottata, in orari in cui è più frequente che i marosi aumentino d’intensità. «Finché non concludono il posizionamento delle scogliere emerse qui continueremo a vivere con la paura – ha sottolineato il padre di Simone Ricci, titolare di Luna Rossa -. Non voglio pensare a cosa potrebbe accadere se dovessero arrivare onde di mezzo metro più alte di quelle odierne. Le scogliere rappresentano l’unica soluzione perché, anche con le mareggiate, la forza dell’acqua sarebbe meno potente. Anche se continuo a dire che l’errore è stato fatto in principio: lo chalet è situato troppo vicino al mare. Ora lamentarsi serve a poco, dobbiamo prendercela con noi stessi».
Resta forte il timore per ciò che potrà succedere da qui ai prossimi giorni. Di fatto la stagione autunnale è appena iniziata e si va in contro a mesi più critici. Agli chalet, a cui non rimane che un minimo lembo di spiaggia, non resta che incrociare le dita.
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