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Emergenza maltempo, sindaci in prima linea. «Risorse, prevenzione e meno burocrazia per tutelare il territorio»

IL MALTEMPO finalmente concede una tregua e la politica si interroga sulle strade da seguire per impedire che, una volta superata l'emergenza, si spengano i riflettori. Prevenzione, snellimento burocratico, sinergia sono le parole d'ordine dei primi cittadini che hanno però poche armi per combattere il rischio idrogeologico

Dall’alto sin. Paolo Calcinaro, Endrio Ubaldi, Alessio Pignotti e Valerio Vesprini

di Sandro Renzi 

In prima linea ci sono loro, i sindaci. «Senza armi però» tuonava ieri il primo cittadino di Montegranaro, Endrio Ubaldi, nel pieno dell’emergenza idrogeologica che ha investito anche la provincia di Fermo. Torrenti che hanno rotto gli argini, famiglie evacuate, strade e ponti chiusi, frane e smottamenti che hanno impegnato e ancora oggi impegnano cantonieri della provincia ed operai dei Comuni maggiormente interessati dall’ondata di maltempo che si è abbattuta tra Emilia Romagna e Marche causando danni incalcolabili.

«Ci vogliono risorse economiche -chiarisce Endrio Ubaldi– da soli i Comuni non possono farsi carico della pulizia dei fiumi o della messa in sicurezza degli argini. Basti pensare che in cinque mesi abbiamo speso una somma pari a quella utilizzata in tutto il 2022 per la manutenzione dei 28 km di strade bianche gestite dal nostro ente». Il sindaco di Montegranaro sollecita interventi che devono arrivare dal Governo centrale e dalla Regione. «Se necessario istituiamo una cabina di regia affinché passata l’emergenza non si spengano i riflettori su queste tematiche». Ma non basta. Nell’incontro di ieri coordinato dalla Prefettura per fare il punto sulle criticità è emersa pure la necessità di intervenire in maniera congiunta, attraverso ordinanze comuni, sui proprietari terrieri e sui frondisti, affinché adottino quelle misure, che peraltro le vecchie generazioni che lavoravano la terra conoscono molto bene, atte ad impedire lo scivolamento dei terreni e favorire la regimazione delle acque. Poi massima attenzione ai fiumi e più in generale ai corsi d’acqua causa di tanti problemi. «Sul nostro territorio abbiamo criticità legate all’Ete morto. I continui straripamenti hanno eroso in qualche caso anche mezzo ettaro di terreno» denuncia Ubaldi.

L’Ete morto preoccupa anche Sant’Elpidio a Mare. Il sindaco Alessio Pignotti ribadisce quanto sia fondamentale dare seguito al progetto del Genio civile per il nuovo ponte e accelerare i tempi per i lavori di sistemazione degli argini partendo da Bivio Cascinare. Intervento, quest’ultimo, per il quale è stato stanziato 1.200.000 euro. «L’80% delle criticità sul nostro territorio è legato a queste due zone. Occorre accelerare gli iter e dare attuazione ai progetti» spiega Pignotti. C’è poi l’aspetto della prevenzione che va “coltivato” tutti i mesi. «Abbiamo disposto controlli ad hoc di polizia rurale attraverso i nostri agenti della polizia locale soprattutto in corrispondenza dei terreni che si affacciano sulle strade e i primi risultati li abbiamo ottenuti. Abbiamo invitato anche il Consorzio di Bonifica ad effettuare sopralluoghi per stilare un programma di interventi. Certo è che alcuni lavori in urgenza devono e possono essere drogati». Spingere inoltre l’acceleratore sulla unione delle forze tra enti «per valutare insieme quali misure adottare e non dimenticarci di tutto una volta finita l’emergenza».

La pensa così pure il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, il quale punta l’indice contro la burocrazia. «Quanto sta accadendo non è un problema di Fermo o del Fermano o del sud delle Marche, ma di tutta Italia. Ridurlo ad un fatto provinciale non è corretto. Finché non ci mettiamo in testa che occorre velocizzare le procedure ed eliminare tante autorizzazioni ci troveremo a fronteggiare situazioni simili anche in futuro. Dobbiamo dare risposte ai territori più fragili, per farlo occorre snellire gli iter amministrativi e liberare dalla burocrazia quegli interventi che vanno fatti in emergenza». Il sindaco di Fermo ritiene che il problema non vada cercato nelle risorse «che peraltro non mancano» quanto nella capacità di spenderle. «Nei settori dell’edilizia scolastica, della viabilità, della prevenzione dal rischio idrogeologico, gli enti devono essere messi in condizione di operare senza troppi vincoli, anche attraverso affidi diretti. Ciò non toglie che non vi debbano essere i controlli e che la legge non possa fare il suo corso in caso di illeciti ovviamente. Ma prima di tutto bisogna mettere nella condizione di spendere e fare».

Parola d’ordine “prevenire” per il primo cittadino di Porto San Giorgio, Valerio Vesprini. «Un tavolo con tutti gli enti preposti, ad esempio il Consorzio di Bonifica, deve essere aperto e mantenuto tutto l’anno. La manutenzione dei fossi e dei fiumi deve essere costante. Insomma un monitoraggio ad ampio raggio e continuo». Senza dimenticare che le competenze comunali molto spesso sono limitate in questi ambiti. «Le bombe d’acqua sono sempre più frequenti -prosegue Vesprini- per tale motivo dobbiamo giocare d’anticipo facendo manutenzione. Ad esempio, grazie alla pulizia di un piccolo fosso in via Michelangelo, abbiamo evitato che anche questa volta la strada si allagasse e il fango finisse nelle abitazioni». Un intervento analogo è stato fatto in un altro fosso in contrada Santa Vittoria. «Dobbiamo intervenire anche nei confronti dei proprietari terrieri -chiosa Vesprini- un lavoro sinergico pubblico-privato per impedire il ripetersi di situazioni simili, ferma restando l’eccezionalità di questa pioggia».


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