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Autonomia differenziata, mozione del Pd per il ritiro del disegno di legge

I CONSIGLIERI regionali dem Fabrizio Cesetti e Maurizio Mangialardi: «Il testo del Governo mina l’unità nazionale e aumenta le diseguaglianze territoriali»

Cesetti e Mangialardi

L’approvazione definitiva da parte del consiglio dei ministri del disegno di legge riguardante le “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario”, ha prodotto in molte Regioni italiane un acceso dibattito sui rischi di favorire un’ulteriore accentuazione delle già evidenti diseguaglianze tra le diverse aree geografiche del Paese e di creare un vero e proprio corto circuito politico-amministrativo che, inevitabilmente, andrebbe a minare lo stesso concetto di unità nazionale. In tal senso, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia e Campania hanno espresso parere contrario al decreto, chiedendone il ritiro al governo. Una posizione sostenuta ora anche dal gruppo assembleare del Partito Democratico nelle Marche, che questa mattina ha depositato una mozione, a prima firma del consigliere Fabrizio Cesetti, per impegnare la giunta regionale a chiedere contemporaneamente il ritiro del disegno di legge firmato dal ministro Roberto Calderoli e l’istituzione di un Tavolo istituzionale per trovare un accordo concordato e condiviso con tutte le Regioni, le Province e i Comuni.
«Riteniamo sbagliata – spiega Cesetti – l’accelerazione impressa dal governo a questo disegno di legge. Per le implicazioni sugli assetti istituzionali e amministrativi del Paese, il delicato tema dell’autonomia differenziata non può essere affrontato senza un adeguato percorso di confronto con l’intero sistema delle autonomie locali. Il rischio è quello di travolgere e vanificare il modello di cooperazione istituzionale, che come sancito dall’articolo 119 della Costituzione prevede una regolazione sistematica del finanziamento delle Regioni a statuto ordinario sulla base delle diverse capacità fiscali dei territori. Non a caso, sono diversi i dubbi sollevati anche da voci super partes: dalla Commissione europea, che parla di “nuova legge quadro che mette a repentaglio la capacità del governo di indirizzare la spesa pubblica”, a Bankitalia, che ha lanciato l’allarme sulle difficoltà a coprire i costi della riforma. Insomma, la proposta del governo non promuove l’interesse nazionale poiché incoraggia la frammentazione delle competenze, i divari territoriali e quelli economico-sociali».
«Siamo molto preoccupati – aggiunge il capogruppo Maurizio Mangialardi – del silenzio della giunta regionale intorno al disegno di legge del ministro Calderoli. Possibile che la destra non abbia nulla da dire rispetto a un provvedimento chiaramente in contrasto con la Costituzione, che così come uscito dal consiglio dei ministri mina la possibilità di garantire diritti basilari, universali ed essenziali, e su tutti il diritto alla salute, in modo uniforme sul territorio nazionale? Tra l’altro, nella proposta del governo è completamente assente il discorso sul finanziamento del fondo di perequazione, elemento di garanzia per la tenuta dell’unità giuridico-economica del Paese e il rispetto del principio di correlazione tra funzioni e risorse. E’ evidente che il testo va ritirato e a tal proposito, ci stiamo coordinando anche con i nostri gruppi assembleari delle altre Regioni per bloccare questo disegno. Se si vuole parlare di regionalismo differenziato, non lo si può fare al di fuori del percorsi costituzionali e prescindendo dal parere di chi, come le Regioni, le Province e i Comuni, è chiamato ad applicarlo quotidianamente».

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