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Terremoto nel Fermano, la spiegazione del geologo Fabrizio Ioiò: «Area sismica, non è una scossa anomala»

L'ESPERTO spiega cosa è successo a Montelparo martedì scorso: «Quella è una zona compressiva dove vengono accumulate energie, che parte da Cingoli e arriva fino alla zona nord dell'ascolano. In passato ci sono stati altri terremoti con questa magnitudo. Altre scosse? Probabile, ma non si ha la certezza»

Il geologo Fabrizio Ioiò

di Matteo Malaspina

«Quello che è successo nell’entroterra fermano non è niente di nuovo. Non ci sono anomalie e il sisma rientra nel discorso dei precedenti sismici che ci sono stati nel recente passato». Fabrizio Ioiò è un geologo, già consigliere dell’ordine dei geologi regionale, si occupa di Protezione civile da quindici anni e spiega quello che è successo nella serata di martedì scorso a Montelparo quando si è verificato un terremoto di magnitudo 3.9. 

«Con quella magnitudo, se andiamo indietro nel tempo al 1987 c’è stato un terremoto a Porto San Giorgio a largo della costa che è arrivato a 5.0, così come nel 1943 a Offida e Castignano – aggiunge Ioiò che ora è uno dei formatori del gruppo di lavoro S.I.S.MA -. Un fenomeno che rientra nel sisma attendibile per quello che è il grado di conoscenza attuale. Non sorprendono questi valori ma è un terremoto che non mi ha meravigliato e rientra già nelle casistiche storiche già osservate con una magnitudo di questo genere in quella zona».

Dottor Ioiò, perché un terremoto in quella zona?

«Se ragioniamo in uno spettro ampio, lì c’è zona compressiva, dove vengono accumulate energie, che ha un andamento nord/sud (Cingoli, Loro Piceno, Servigliano, Penna San Giovanni e arriva fino alla zona nord dell’ascolano). Montelparo rientra in quella zona lì, c’è una linea di compressione e ci sono varie faglie che si innestano su questa linea principale. Non è detto che se ho un terremoto a Montelparo viene avvertito a Cingoli che è più a nord, questo dipende dal movimento dell’onda sismica che segue determinati percorsi che non sono sempre gli stessi».

L’epicentro è stato registrato ad una profondità di 22 km. Che importanza ha questo valore?

«La profondità è importante perché a parità di grado, un conto ha l’energia sprigionata ad una profondità maggiore e un conto in superficie. In superficie gli effetti potrebbero essere più sensibili nei fabbricati ed è in questo caso che la profondità può incidere. Altro aspetto da tenere in considerazione sono le costruzioni. Purtroppo (e per fortuna) in Italia abbiamo un patrimonio immobiliare pubblico e privato che risale a migliaia di anni fa. I nostri centri storici sono di impostazione medievale, costruiti con le tecnologie del tempo. Passiamo da fabbricati di cemento armato più recenti, ai mattoni. Stavolta non ci sono stati danni ma nel sisma del ’43 c’è stato un crollo parziale del campanile di Fermo. Dunque, va tenuta in considerazione sicuramente la magnitudo ma è importante anche la profondità».

Ci saranno altre scosse?

«Io non monitoro la situazione però possiamo dire che è probabile. Nel 1987, dopo l’evento sismico principale, ci sono stati altri terremoti di lieve entità fino all’anno successivo. Quello che sarà in futuro non possiamo saperlo ma avere dati precedenti qualche input te lo dà. Le misurazioni hanno bisogno di controllo e di tempi per poi stabilire un’evoluzione di quello che può essere un fenomeno sismico nel tempo. Ci sono gli uffici di Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) che hanno tutto sotto controllo e con i loro strumenti monitorano la zona. Ripeto, è probabile che ci siano scosse meno forti o della stessa entità, ma non è una cosa certa».

 

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