di Giorgio Fedeli
Sono passate meno di 12 ore dalla rapina a mano armata che ha subito nella sua tabaccheria di viale Trento. Ma lei è regolarmente dietro al bancone ad attendere i clienti, a regalare loro un sorriso. Ma anche a girarsi con una simpatica smorfia dall’altra parte quando molti di questi le fanno notare di aver appreso della rapina, quando le chiedono come sta, quando si rallegrano con lei per il sangue freddo. E c’è anche chi dalla porta passa, le dice ‘brava’ e se ne ve. Lei apprezza ma si vede subito che non gradisce i riflettori. Stiamo parlando di Ivana Mercuri, la tabaccaia che ieri, sotto la minaccia di un lungo coltello, è stata alla chiusura dell’attività, rapinata da un giovane con il volto travisato da una calzamaglia (leggi l’articolo). E si scopre che quel giovane si è avvalso della collaborazione di una complice con cui è scappato. Anzi, allontanato. Sì perché i due, dopo aver arraffato gli spicci che Mercuri aveva in cassa, si sono allontanati, forse per non dare nell’occhio, senza correre, probabilmente a piedi.
“Erano pochi spiccioli (circa 300 euro), non c’erano molte banconote, non hanno nemmeno avuto bisogno del sacchetto di plastica che il ragazzo ha passato alla giovane” racconta Mercuri che dopo il fatto criminoso di ieri, in 35 anni di attività, ha dovuto subire ben 5 volte l’assalto della microcriminalità. “E’ entrato un ragazzo, aveva il viso travisato da una calzamaglia. Con lui una ragazza. Il giovane, con accento italiano, mi ha intimato di dargli i soldi. Io gli ho domandato se scherzasse e lui mi ha fatto vedere il coltello che aveva in mano, una lama molto lunga, affilata, sembrava fosse da macellaio. Glieli ho dati. Se li è messi in tasca e ha passato alla ragazza una busta di plastica che aveva in mano“. Ma Mercuri ha avuto anche il coraggio di interagire verbalmente col rapinatore.
“Gli ho domandato perché si comportava in quel modo. E lui mi ha risposto che dovevano farlo. Mentre quelli del 2015 sono scappati correndo, loro no. Inutile negarlo, dopo fatti del genere passa la voglia di lavorare ma si va avanti solo per amore del mio lavoro, mi piace incontrarmi con la gente, parlare. Altrimenti sarebbe da mandare tutto all’aria. Beh quando ho visto quel coltello, di paura ne ho avuta.
“Cosa ho pensato di quei due ragazzi? Mi dispiace che due giovani si buttassero via così, ecco perché ho chiesto loro perché lo stavano facendo. Ma dinanzi alla risposta, ho taciuto. Paura o pena? Sì, credo, al di là dell’innegabile paura, per loro ho provato anche pena, ho pensato ai miei figli, li ho cresciuti bene, sono bravissimi. E mi dispiaceva per quei due ragazzi. Oggi avere un’attività commerciale significa soprattutto capire gli altri. Mi chiedete se il gioco vale la candela? E a me che me ne importa – conclude con un sorriso di una donna in tutta la sua forza e coraggio – se il gioco non vale la candela?”. Sulla rapina indagano i poliziotti della questura di Fermo che ieri sono arrivati immediatamente sul posto. Gli agenti, dopo aver raccolto i primi indizi in tabaccheria, hanno dato il via alla caccia ai rapinatori, ricerche a tutto campo in cui sono coinvolti anche i carabinieri della compagnia di Fermo. E non si esclude che già nelle prossime ore possano esserci importanti sviluppi.
Rapina a mano armata in tabaccheria, è caccia aperta al bandito in fuga
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