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Ex Santa Lucia, Articolo Uno rilancia:
“Quella mozione non è risolve,
servono tavolo programmatico e concertazione”

EX STAZIONE - Del Monte: "Articolo Uno Provincia di Fermo rilancerà, ed oggi con maggior vigore visto lo stato della questione che richiede più che mai di essere definita e gestita, il tavolo programmatico ed il concorso di idee, anche e molto sul piano della partecipazione, che avevamo proposto e per cui ci eravamo anche pubblicamente impegnati"

Alessandro Del Monte

“La vicenda dell’area Steat  in località Santa Lucia di cui tanto si è parlato in questi giorni ha trovato una ‘sintesi politica bassa’ nell’ultimo Consiglio comunale, dove tutti hanno inneggiato alla vittoria ed in cui, però, l’unica sconfitta è la città di Fermo. Tra sconfitti passati per vincitori e vincitori in realtà sconfitti c’è un unico comune denominatore: la scarsa sensibilità e volontà politiche di risolvere realmente un problema che da anni affligge la città: la delocalizzazione della Steat“. E’ l’analisi di Articolo Uno con il coordinatore provinciale Alessandro Del Monte.

“Non è, a nostro giudizio, scaricando su altri le assenze politiche sui grandi temi, ad oggi tutti irrisolti di questa città, che poi i problemi si risolvono, ma affrontandoli per quelli che sono e trovando soluzioni plausibili evitando di far trovare, come in tal caso, alla fine la Steat di fronte a soluzioni preconfezionate da altri.
La realtà è che con l’approvazione di quella mozione non si è risolto un bel nulla. Anzi. Si è preferito eludere un momento di partecipazione popolare di forze politiche, sociali ed istituzionali rappresentative, anche nella formula di un tavolo programmatico, che il partito Articolo Uno provincia di Fermo, con massimo spirito inclusivo partecipativo e collettivo, aveva tanto caldeggiato. Così agendo si è solo momentaneamente soccorsa l’amministrazione, in una sorta di assist politico, ad uscire da una situazione di totale imbarazzo per aver verosimilmente sottostimato una faccenda divenuta, giacché lo è, poi rilevante in ambito pubblico, e facendola comparire, infine, quale l’ultima vincitrice della serata. La vera politica non può essere fatta né meramente ‘contro’ né per demandare ad altri le proprie responsabilità ma per trovare il suo senso più alto nella risoluzione, con intelligenza e lungimiranza, dei problemi e delle criticità, piccole o grandi che siano.
Il Comune poteva e doveva acquistare quell’area e non lo ha fatto. Tale è il dato oggettivo della situazione. Il bilancio comunale poteva sopportare l’accensione di un mutuo, per altro a costo zero, in quanto interamente coperto dall’affitto annuo pagato dalla Steat, ma ciò non è bastato ed è qui che il Consiglio Comunale doveva mettere davanti alle proprie responsabilità la giunta Calcinaro.
A nostro giudizio il tema, condiviso da molta parte della cittadinanza, è e rimane la delocalizzazione della Steat in tempi certi e la riqualificazione dell’area, zona strategica sotto diversi punti di vista, al fine anche di rendere l’accesso ovest della città capoluogo di provincia degno di questo ruolo. Città che dovrebbe peraltro uscire dalle angustie di un campanilismo murario, per quanto meravigliosa realtà sul piano culturale, storico ed artistico, e fungere da realtà di raccordo e coordinamento, finanche in sinergia sui servizi e macro progetti essenziali, coi Comuni tutti. Impensabile difatti, oggi più che mai, uno sviluppo territoriale, peraltro esteso, complesso ed articolato come quello della provincia di Fermo, che possa essere realmente e fortemente innovativo sul piano economico-sociale, ambientale e del lavoro se solo si optasse per un municipalismo di autosufficienza. Per questo serve la politica, la visione, la prospettiva nei concorsi di idee, la concertazione tra rappresentanze sociali, istituzionali e di cittadini.


La soluzione quindi trovata di coprire solo il 30% della spesa sostenuta è assolutamente una sconfitta che non consente e non consentirà di arrivare all’obbiettivo finale. E nemmeno fa comprendere la progettualità ultima e complessiva che avrebbe dovuto ispirare una giunta portatrice di un organico e rilevante progetto politico per la città.
Cosa, in sostanza, rappresenterebbe questo 30% e non un 40, oppure un 20? Cosa comporterà tale ‘sommaria’ quota? La soluzione trovata non lo dice e lascia aperta non una certezza ma la più totale incertezza su potenziali acquirenti esterni che potrebbero renderla peraltro di fatto anche ingestibile in prospettiva delocalizzatoria.
Ed una società a capitale pubblico come la Steat, che per legge tutto deve motivare, quali ragioni dovrebbe fornire per questa sorta di ‘estemporaneità’ di opzione politica? Per il quadro normativo vigente tale risoluzione, ci chiediamo, finirà per aver agevolato o appesantito e complicato le finalità del progetto? Ogni proposta politica deve tentare di perseguire la propria battaglia restando nel solco di quelle determinate prerogative e non rischiare di involversi in operazioni politiche ‘al ribasso’, in affrettate scelte. E se ad un obiettivo si dovesse in qualche modo pervenire, in una complicatissima alchimia di responsabili correttivi per far sì che la stessa soluzione intrapresa possa a quel punto recare le minori criticità possibili circa il risultato auspicato e quindi arrecare i minori problemi possibili all’interesse della comunità, sarà poco più di un ripiego per non avere colto una opportunità storica per la città. Occorreva, vista anche la difficoltà dell’amministrazione di uscire a testa alta da quella vicenda, ‘obbligarla’ politicamente a farsi promotrice di un accordo di programma serio e concreto nel quale l’area dovesse ritornare pubblica ed a trovare una dignità urbanistica a servizio completo della città. Un accordo di programma che avrebbe visto protagonisti la Steat, il Comune, la Provincia, la Regione Marche, oltre il concorso di idee di tutte le forze più volte richiamate e, perché no, anche istituti di credito pronti a farsi carico di eventuali finanziamenti a tassi agevolati, non dimenticando, che per quell’area c’è la reale e concreta possibilità di accedere a fondi europei consistenti per la sua riqualificazione. A nulla di tutto questo si è assistito in quella sede. Ma solo una concitata, quanto inspiegabile, smania di chiudere nella stessa seduta la partita facendo leva sulla scadenza dell’asta di metà ottobre. Si voleva schivare la preziosa possibilità di un tavolo programmatico? Scongiurare una positiva e fruttuosa saldatura tra pensieri politici diversi per il timore, da ogni parte, anche forse in una parte dell’opposizione, che una saldatura nata in quel tavolo potesse sfociare in una diversa coalizione? Noi siamo convinti che non siano queste le ragioni di un simile ‘spettacolo’. Quindi? Manco a ribadirlo nella nostra robusta cultura democratica e delle istituzioni, che la sintesi di ogni decisione spetti infine alla sacrosanta assise consiliare nelle sue più alte prerogative ed agli attori chiamati in campo; ma ci domandiamo se una politica, che siamo convinti non vuole certo rappresentarsi in una ‘improvvisata politica’ di ‘giochi di sponda’, voglia intraprendere ogni discorso pubblico, specie in casi così rilevanti per la città e la comunità fermana, solo nella esclusività delle sedi di palazzo, oppure non sarebbe stato meglio una partecipazione cittadina e pubblica anche attraverso le sue più ampie ed organizzate rappresentanze?
E forse le stesse forze di opposizione, o alcune di esse, se invece di giungere ad una situazione resasi, o volutamente resa, così stringente avessero potuto avere, o si fossero date, tempi più ampi e più ampie possibilità di confronto istituzionali e pubbliche, non è da escludersi che talune avrebbero potuto assumere altra posizione in merito e per altro corso.
Tale e nessun altra è la posizione del partito Articolo Uno Provincia di Fermo. Posizione e proposta che rivolgiamo, anche per dovere verso la nostra comunità ed alla collettività, alla città di Fermo. E se avessimo avuto la possibilità in Consiglio Comunale di rappresentarla, in tal modo e con tale posizione lo avremmo fatto.
Tuttavia, persuasi dell’imperativo compito che un partito debba avere specie nei confronti della comunità laddove insista nella sua identità e funzione, persuasi che ogni azione politica e partitica sia sempre espressione collettiva, persuasi che non può esservi sinistra che non ponga quale suo principale strumento, la fondamentale prassi della dialettica tra forze rappresentative della popolazione, della cittadinanza stessa e delle sue istituzioni a tutti i livelli (noi con la Steat avremmo voluto interloquire nel mentre di un consesso e prima del Consiglio comunale in luogo di coinvolgerla a cose fatte), Articolo Uno Provincia di Fermo rilancerà, ed oggi con maggior vigore visto lo stato della questione che richiede più che mai di essere definita e gestita, il tavolo programmatico ed il concorso di idee, anche e molto sul piano della partecipazione, che avevamo proposto e per cui ci eravamo anche pubblicamente impegnati”.


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