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Allenatore squalificato tre mesi per minacce all’arbitro: «Nel referto riportate cose prive di fondamento»

CALCIO – Omar Chiarini, tecnico del Ponzano Giberto inibito fino al 15 maggio si difende dalle accuse: «Nel Comunicato Ufficiale si parla di un lancio, attraverso la finestra, di un pezzo di legno verso l'arbitro e di un tentativo di sfondare la porta dello spogliatoio ma io ero al bar»

L’allenatore del Ponzano Giberto, Omar Chiarini

Una lunga squalifica di tre mesi, esattamente fino al 15 maggio, quella inflitta all’allenatore del Ponzano Giberto Omar Chiarini dopo i fatti accaduti sabato scorso a Pedaso in occasione del match di seconda categoria girone G. Il tecnico, come si legge nel comunicato del Giudice Sportivo, si è reso colpevole di «comportamento gravemente offensivo e gravemente minaccioso nei confronti dell’arbitro al termine del primo tempo proseguito fino all’ingresso dello spogliatoio dando colpi sulla porta e lanciandogli dalla finestra un pezzo di legno  senza  colpirlo».

Accuse gravi a cui Chiarini intende fare chiarezza all’indomani del comunicato: «Sono sconvolto poiché sono state scritte delle cose assolutamente prive di fondamento, che ledono pesantemente la mia dignità personale e se permettete voglio descrivere lo svolgimento dei fatti. Nel corso del primo tempo poteva starci, a mio avviso, un’espulsione ai danni di un difensore del Pedaso per fallo da ultimo uomo. L’arbitro ha valutato diversamente l’episodio e alla fine della prima frazione di gioco, quando stavamo rientrando negli spogliatoi, mi sono avvicinato e in maniera educata ho chiesto perché non avesse espulso il giocatore locale e il direttore di gara mi ha espulso».

Una punizione severa, secondo Chiarini, il quale aggiunge: «Senza passare per lo spogliatoio, mi avvio verso il cancello dello stadio dove l’addetto all’arbitro dei locali mi apre facendomi uscire dal recinto di gioco. L’arbitro era pochi passi dietro di me e ha visto perfettamente che stavo uscendo. Durante l’intervallo, anche per sbollire l’amarezza, sono andato al Bar “La Sveglia” di Pedaso, ho preso qualcosa e poi sono tornato al campo, fuori dalla recinzione. Ho visto il secondo tempo e a fine partita sono rientrato nel nostro spogliatoio per salutare ed aiutare a raccogliere le nostre cose. Fatto questo, ho preso la macchina e me ne sono tornato a casa. Come potevo pensare che, mentre io ero al bar, l’arbitro mi accusasse di voler sfondare la porta? Mi preme anche sottolineare un altro piccolo dettaglio: nel Comunicato Ufficiale si parla di un lancio, attraverso la finestra, di un pezzo di legno. Ebbene mi sono accertato di questa cosa: lo spogliatoio dell’arbitro a Pedaso non ha una finestra vera e propria, ma una piccola apertura, anche scomoda, dalla quale far passare un pezzo di legno è quasi impossibile».

Durante il match, oltre al tecnico, è stato espulso anche il capitano Borraccini. A lui sono state comminate 4 giornate per aver ”tentato di mettere le mani addosso all’arbitro”, come si legge dal comunicato. «In merito al nostro capitano, a fine gara e dopo la doccia, incrociando l’arbitro, ha provato solo, come spesso accade, a chiedere qualche spiegazione: non so come abbia potuto pensare che volesse aggredirlo».

Chiarini conclude la sua difesa dicendosi «amareggiato e confuso per l’ingiusta pena che mi è stata inflitta e intendo difendere in tutti i modi la mia onorabilità sia a livello umano che professionale. Alla fine di questa incresciosa vicenda, faccio i miei complimenti al Pedaso, che nel corso della gara ha dimostrato di essere superiore, meritando senza dubbio di vincere la partita. Faccio tuttavia fatica a valutare l’aspetto sportivo di questa vicenda e, continuo a non capire, perché vengano riportate delle cose assolutamente irreali. All’interno del recinto di gioco, sabato scorso c’erano almeno una cinquantina di persone autorizzate, penso che molti di loro abbiano visto come si sono svolte le cose e possano descrivere i fatti molto meglio di me. Io era da tutt’altra parte, non a bussare sulle porte! Mi sfugge il senso del mettere a referto dei fatti che possono essere facilmente smentiti, ma che intanto gettano discredito sulle persone».


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