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Caos Montani, studenti al Seminario
o via la Betti dalla Provincia
Canigola sbotta “Basta odio sulle istituzioni”

FERMO - Riunione questa mattina nella sede della Provincia tra i vertici dell'ente e una delegazione composta da studenti, insegnanti e genitori

di Andrea Braconi

Il Seminario? Servono uno studio ed un’eventuale messa in sicurezza, con tempi sicuramente non brevi. Lo spostamento delle classi della Betti dai locali sottostanti gli uffici provinciali? Più rapida come soluzione, ma con ripercussioni sull’attività della stessa scuola e l’urgenza di un accordo con l’Amministrazione comunale di Fermo per cercare una soluzione alternativa.

Dopo due ore di riunione i vertici della Provincia e la delegazione formata da rappresentanti degli studenti, insegnanti e genitori hanno dato comunicazione dell’esito del confronto sulla situazione dell’Itt “Montani”, creatasi a seguito del crollo di un tetto nel mese di maggio e della chiusura del Triennio disposta dalla Procura lo scorso 30 novembre.

Non cerchiamo un bersaglio, qualcuno da accusare – ha esordito Eddi Tridi della Rete Studenti Medi -. Il dialogo è stato costruttivo e durante l’assemblea tutti insieme abbiamo chiesto chiarezza, cercando una soluzione. La Provincia si è già attivata e ci ha spiegato come. Dopo le vacanze di Natale gli studenti del Montani avranno una sistemazione”.

Ci sono due ipotesi ed alcuni Dipartimenti verranno spostati, si pensa a gennaio” ha aggiunto Giada Mainieri.

“Sono stati affrontati tutti i problemi e valutate le nostre richieste – ha spiegato l’insegnante Lara Pistolesi, che ha preso parte alla riunione – Effettivamente non possiamo dare risposte precise, abbiamo delle ipotesi ma prima di dire andiamo da questa parte piuttosto che dall’altra è necessario che venga fatta una valutazione dei luoghi. La Provincia ci ha assicurato che stanno già facendo e faranno delle valutazioni sulla vulnerabilità dei nostri stabili, come il Convitto e il Biennio”

Per i laboratori del Triennio, ha spiegato il rappresentante degli studenti Alessandro Verrocchio, sono già state presentate delle istanze per far togliere i sigilli. “Probabilmente riapriranno, si tratta di strutture relativamente nuove. Ma dobbiamo aspettare”.

La presidente Moria Canigola ha voluto ringraziare tutti i partecipanti. “Con questa manifestazione e con i ragazzi che sono saliti a discutere delle vostre e delle nostre problematiche – ha detto rivolgendosi ai giovani – avete dimostrato di essere in gamba, maturi e soprattutto di saper valutare la situazione che si sta vivendo, una situazione difficile per tutti e per la quale stiamo lavorando tutti insieme, anche con preside ed insegnanti per cercare una soluzione nel più breve tempo possibile”.

Soluzione, ha ribadito, che deve vedere tutti uniti in un unico fronte. “Significa portare fuori dall’Itt alcune classi ed alcuni laboratori in modo da alleggerire la situazione attuale e permettere la continuazione della didattica così come previsto dai vari programmi”.

Per il momento, come evidenziato in apertura, sono due le strutture sotto la lente d’ingrandimento della Provincia: una parte del Seminario e gli spazi occupati dalla Betti. “Saranno le prime che esamineremo nella maniera più approfondita. Quella del Seminario è una struttura che non conosciamo, quindi dovremo capire il livello di sicurezza e la possibilità degli spazi. L’altra la conosciamo bene ed è quindi possibile fare un trasferimento in maniera molto più veloce. Chiaramente, dovremo trovare un accordo con il Comune di Fermo per cercare una sistemazione per i ragazzi della Betti, perché anche loro hanno diritto a frequentare una scuola in sicurezza, così come tutti quanti gli studenti”.

I tempi saranno stretti, ha confermato, ed il confronto sarà costante. “Ad ogni novità e nuovo aspetto che verrà preso in esame potremmo vedere se quello che stiamo facendo va nella direzione auspicata e voluta da tutti”.

Ci sarà un periodo necessario per il rifacimento e per un adeguamento dell’Itt, vale a dire le progettazioni programmate dalla stessa Provincia. “Tutto quello che abbiamo fatto dal 14 maggio è stato sempre concordato e comunicato, sia alle autorità scolastiche, sia ai genitori che agli studenti. In occasione di diversi incontri abbiamo presentato le progettazioni, i lavori, la puntualità degli stessi lavori e la loro esecutività, fino ad arrivare alla riapertura della scuola con i lavori promessi a giugno. C’è stata da parte di tutti vera collaborazione e non una protesta sterile che non serve a niente”.

Dopo due ore di assemblea viene fuori solo questo? Vergogna!” ha urlato il professor Giancarlo Minnucci, che si è definito una voce fuori dal coro rispetto agli insegnanti che hanno partecipato alla riunione. “Quello che ha riferito è un modo di agire in emergenza, e lo capisco, ma i problemi vengono da lontano – ha affermato, elencando impegni a suo dire disattesi dalla Provincia -. A dicembre 2018 non abbiamo ancora una studio di vulnerabilità sismica per accertare i livelli di rischio della scuola, un documento che non è solo un numero ma è essenziale per stabilire qual è la sicurezza del luogo di lavoro. L’ente pubblico non può rimandare le proprie decisioni sulla pelle delle persone. Il diritto allo studio e alla sicurezza sono inviolabili e nessuno con la giustificazione dell’economia può sottrarsi a questo obbligo. Perché non è stato fatto all’indomani del crollo?” ha domandato.

Anche sul fronte delle risorse, secondo Minnucci la Provincia doveva e poteva trovare quanto necessario. Ma il suo riferimento al decreto del 2017, con uno stanziamento di oltre 100 milioni di euro per fare gli studi di vulnerabilità e la possibilità delle Province di accedere a quegli stessi fondi, ha trovato la replica immediata sia da parte del consigliere Pompozzi (“Lo abbiamo già fatto, i fondi che utilizzeremo vengono proprio da lì” ha ribadito) sia dalla stessa Canigola. “Se vogliamo fare populismo e creare allarmismo è un conto, se vogliamo entrare nel merito è un altro. Noi abbiamo partecipato a quel bando, lo abbiamo vinto e ottenuto 2 milioni di euro e gli studi di vulnerabilità li stiamo facendo. Lei sa benissimo che uno studio di questo tipo non si fa in due giorni”.

Dopo il crollo del tetto del Montani è stata fatta un’analisi puntuale su tutti i tetti, non solo dell’Itt ma anche di altre scuole che hanno la stessa tipologia costruttiva. “E questo lo sapete tutti – ha tenuto a rimarcare la presidente -. Ciò ha comportato una progettazione ed una sostituzione di quelle travi e strutture che avevano una criticità. Abbiamo poi fatto un’ulteriore attività precauzionale per permettere il rientro a scuola dei ragazzi, con lo svuotamento dello spazio e la messa in sicurezza del tetto. Dopodiché abbiamo iniziato gli studi di vulnerabilità dell’edificio, non solo quello del Triennio. Studi che sono ancora in corso e dei quali avremo presto i risultati. Oltre a questo abbiamo anche chiesto, lavorato ed ottenuto per poter avere risorse e finanziamenti, perché senza questi non si fa niente. Senza la Provincia non si può muovere neanche di un passo. Li abbiamo ottenuti per i tetti e anche per adeguare sismicamente tutto il Triennio. Abbiamo le risorse sufficienti per mettere in sicurezza quella scuola. Quindi non mi si venga a dire che non abbiamo fatto niente perché questo non lo accetto. In un anno non ho fatto altro che andare da una parte all’altra per ottenere finanziamenti per mettere in sicurezza le scuole. E questo lo possono dire tutti i miei collaboratori. La difficoltà che abbiamo c’è stata non per cattiva volontà di questa Amministrazione provinciale, ma per la difficoltà economica e finanziaria in cui versano tutte le Province d’Italia. Per noi fare tutto quel lavoro al Montani ci ha portato ad utilizzare tutte le nostre risorse per mettere in sicurezza le strutture scolastiche e permettere ai ragazzi di tornare a scuola”.

Dobbiamo lavorare insieme, non gettando odio su un’istituzione piuttosto che un’altra. Le cose non si fanno con la bacchetta magica, occorre tempo ed una programmazione, come stiamo facendo noi” ha concluso la Canigola.

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