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‘Chiusi dentro’ il progetto dell’Annibal Caro al carcere di Fermo

FERMO - La dirigente Stefania Scatasta: «Per i nostri ragazzi, che studiano tra l’altro anche psicologia e diritto, è un modo per capire davvero che la vita è molto più complessa di quello che sembra, che ci sono cose di cui bisogna prendersi sempre cura, rispettando le persone senza pregiudizi, per quello che sono». Ieri l'incontro con quattro detenuti

Aprire lo sguardo, capire come andare oltre il pregiudizio per guardare le persone e evitare di giudicare chi sbaglia. Si chiama ‘Chiusi dentro’ il progetto che la classe 4C del liceo delle scienze umane Annibal Caro ha portato avanti per tutto l’anno, in collaborazione con la redazione del giornale ‘L’Altra chiave news’, periodico dei detenuti nel carcere di Fermo. Ci sono stati incontri di preparazione, interviste con la comandante della polizia penitenziaria Loredana Napoli, con l’area trattamentale, ci sono state lettere e pensieri, rigorosamente scritti a mano, inviati alle persone che compongono la redazione del carcere. Una conoscenza profonda e importante, fortemente voluta dalla docente Marina D’Aprile e dalla dirigente Stefania Scatasta che preso parte ad alcuni degli incontri: «Per i nostri ragazzi, che studiano tra l’altro anche psicologia e diritto, è un modo per capire davvero che la vita è molto più complessa di quello che sembra, che ci sono cose di cui bisogna prendersi sempre cura, rispettando le persone senza pregiudizi, per quello che sono».

Ieri l’ultimo momento, il più importante, proprio dentro la casa di reclusione di Fermo, alla presenza della direttrice Serena Stoico, dell’area trattamentale, della polizia penitenziaria e del vescovo emerito Armando Trasarti. Con i ragazzi, emozionatissimi, quattro detenuti che si sono raccontati, hanno spiegato quanto caro costa un errore, quanto sia difficile riprendere in mano la propria vita quando c’è uno stop così drammatico, quando si passano anni dietro le sbarre. Ognuno ha raccontato dei propri talenti e delle speranze, di quanto è doloroso tenere lontani gli affetti, gli amici, i propri sogni. Di quanto sarebbe importante avere spazi e risorse per costruire un futuro diverso, già dietro le sbarre. Emozionati e attenti i ragazzi, hanno fatto domande, si sono commossi, hanno pesato parole e gesti per non essere indelicati, per non fare male a chi già soffre di solitudine e di preoccupazione. La direttrice Serena Stoico ha sottolineato l’importanza di aprire lo sguardo all’orizzonte intorno alla struttura carceraria, per aiutare soprattutto le giovani generazioni a capire quanto è complessa e difficile la vita, quanto è complicato ricominciare quando si sbaglia. Il messaggio dei detenuti per i ragazzi è nell’augurio di vivere in pieno la vita, imparando a capire l’importanza delle piccole cose, di una lettera scritta a mano, di una passeggiata all’aria aperta, nel rispetto delle regole che è il modo migliore per essere liberi davvero, studiando sempre per potersi costruire una reale possibilità e un percorso, umano e professionale, di valore.


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