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Race Across Paris, la nuova “missione compiuta” di Sarah Cinquini

CICLISMO - Una gara estrema iniziata il 23 aprile alle 21 di sera e terminata, per lei, il 26 aprile dopo 61 ore e qualcosa di pedalata in due giorni e mezzo. Mille i chilometri percorsi in totale, distribuiti su tre anelli, di 500 km il primo, 300 km il secondo, 200 km l’ultimo, tutti e tre accomunati da un punto fermo, la base V, luogo dove i ciclisti partecipanti hanno potuto dormire, lavarsi, stare al caldo, rifocillarsi. A farle compagnia e a spronarla, il ricordo costante del padre

di Antonietta Vitali

L’hastag con cui seguire le sue prodezze sui social è #lamammavolante, ma è il suo nome vero quello che sta diventando sempre più conosciuto in tutta Europa tra gli appassionati di ultracycling e ciclismo. 

Sarah Cinquini, milanese d’origine ma sangiorgese d’adozione, torna in gara (la quindicesima che si trova ad affrontare) e la supera piazzandosi come unica donna tra i primi dieci alla Race Across Paris.

Una gara estrema, anche questa, iniziata il 23 aprile alle 21 di sera e terminata, per lei, il 26 aprile dopo 61 ore e qualcosa di pedalata in due giorni e mezzo. Mille i chilometri percorsi in totale, distribuiti su tre anelli, di 500 km il primo, 300 km il secondo, 200 km l’ultimo, tutti e tre accomunati da un punto fermo, la base V, luogo dove i ciclisti partecipanti hanno potuto dormire, lavarsi, stare al caldo, rifocillarsi. 

Raccontata così, sembra quasi una piacevole passeggiata in bicicletta in giro per la Francia e invece, dal racconto della Cinquini, questa gara prende un sapore del tutto diverso che lascia un po’ a bocca aperta nel comprendere quanto sacrificio ci sia dietro.

Lei riferisce tutto quasi come aneddoto, dicendo, ad esempio, che «cinque sono state le ore dormite in totale in due giorni e mezzo, un clima freddissimo e molto rigido, tanta pioggia, passare nei piccoli Comuni francesi dopo le 19 di sera vuol dire non trovare un negozio o un bar aperti come punti di ristoro dove stare al caldo per qualche minuto».

Quando il sonno la attanaglia durante la pedalata si ferma a riposare un po’ dove le capita, dorme in un locale con all’interno materiale di risulta e anatre, con la schiena appoggiata al muro di una chiesa perché la parete è calda, per terra sull’erba facendo spaventare persino un compagno di gara che nel dubbio si sia sentita male, la aspetta fino a quando non si sveglia. 

Però, l’ultimo anello, quello da 200 km, prevede il passaggio nella splendida Parigi, qui fa cena in un ristorante sulla Senna, passa con la bicicletta nel tunnel de le Tuileries esclusivamente riservato ai pedoni e al ciclismo e dalle pareti ricoperte di fantastici murales, arriva con la sua bici sotto la Tour Eiffel. 

Ma ogni minuto della sua gara è impresso a caratteri di fuoco nella sua mente, dall’aver forato dopo sole tre ore dalla partenza mentre sta in mezzo alla foresta, di notte, sotto la pioggia, al viaggio da Porto San Giorgio a Chantilly in treno con bici e zaino al seguito e che già di per sé è una odissea. 

Non è stata sola però in questo difficile percorso, una presenza importante l’ha accompagnata, quella di suo padre, scomparso nel 2022. Ad accomunarli è sempre stata quell’indole indomita e passionaria e lei, in questa dura prova, trova il padre accanto in quella base V, dove lei dorme per due volte, fa la doccia, riprende fiato. La base è una palestra di karate, in realtà, prestata alla gara momentaneamente e il padre di Sarah è stato un campione in questo sport. Ritrovare sulle pareti i ritratti del maestro di karate idolo di suo padre e dormire su un enorme tatami è la spinta che le dà la forza di proseguire nonostante tutto. 

Il ritorno in Italia, dopo aver vinto una bici che le spediranno, una targa e una bottiglia magnum di 3 litri di birra (con la birra ha festeggiato con la famiglia, la bottiglia diventerà una lampada) prevede qualche giorno di riposo e poi riparte la preparazione per l’importantissima gara che inizierà giugno, la North Cape Tarifa, una gara di quasi 7.500 km di percorrenza e che la vedrà in strada un mese. 

Siamo pronti a seguire anche questa nuova avventura e, nel frattempo, cosa le invidiamo di questa?  Beh sicuramente quei fantastici pasticcini mangiati a Chantilly (luogo dove è stata inventata la famosa crema fatta di sola panna montata) e, parlando seriamente, il suo coraggio e la sua tenacia, da cui dovremmo imparare e che, ci auguriamo, la porti a raggiungere sempre nuovi e determinanti traguardi.


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