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Laboratorio analisi del Murri, il reparto che non si vede ma che processa 4 milioni di esami l’anno (FOTO)

FERMO - L'Uoc di Patologia Clinica è guidato dalla direttrice Emanuela Moriconi, mentre alla dottoressa Daniela Scarponi è affidata la funzione organizzativa. Due i laboratori divisi in ''isole'' in base alle specialistiche, 27 tecnici di laboratorio presenti e 10 medici e biologi. «Il nostro obiettivo è la fast microbiology»

Da sx: Daniela Scarponi ed Emanuela Moriconi

di Matteo Malaspina

Spesso non si vedono, chiusi nei meandri di un ospedale ad analizzare provette di sangue e tamponi. Li chiamano ”topi da laboratorio” ma rappresentano il motore principale della sanità ed oltre il 70% delle diagnosi cliniche passa da loro. Sono i tecnici sanitari dei laboratori biomedici, hanno una laurea della classe delle lauree di medicina e la loro importanza è venuta fuori soprattutto nel periodo Covid.

Nel reparto laboratorio analisi Uoc di Patologia Clinica dell’ospedale Murri di Fermo ce ne sono 27 e insieme al personale dirigente formato da 10 persone tra medici e biologi sono coloro che controllano la glicemia, scoprono le infezione e quale terapia funziona, oltre a tante altre cose.

Ad aprire le porte di questo reparto è stata la direttrice facente funzioni, Emanuela Moriconi insieme a colei che si occupa della funzione organizzativa della patologia clinica, la dottoressa Daniela Scarponi. «All’interno abbiamo due laboratori, quello di patologia clinica e quello di anatomia patologica e citologia, oltre ad un modello Poct, ovvero quegli strumenti trasportabili che permettono analisi rapide nel letto del paziente – spiega la dottoressa Moriconi – Il laboratorio di patologia clinica si basa su un modello corelab e ha un’automazione ad isole: ognuna corrisponde ad una specialistica di laboratorio. Troviamo l’isola di chimica clinica, la piattaforma di ematologia e coagulazione, il settore di microbiologia e la virologia associata alla biologia molecolare. Per quanto riguarda il laboratorio di anatomia patologica e citologia, le attività che svolgiamo sono quelle di screening e diagnosi su fluidi e materiale proveniente da biopsia, oltre a quello su materiale operatorio».

L’automazione ad isole è collegata, attraverso un sistema informatico, ai vari reparti e punti prelievi sul territorio (Montegranaro, Montegiorgio, Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare, Fermo, Porto San Giorgio, Amandola e Petritoli) che riceve richieste e trasmette tutti gli esiti degli esami. Nel 2023 sono stati oltre 2,3 milioni gli esami interni ospedalieri, ai quali si aggiunge un altro milione e mezzo di esami nei vari punti prelievi. Numeri impressionanti che si aggiungono alle 7 mila diagnosi, un dato in aumento di 800 unità rispetto all’anno precedente dovuto al recupero dopo il fermo Covid ma anche all’aumento di patologie tumorali.

«Abbiamo avuto una forte influenza nella partecipazione con il Covid. Abbiamo ripreso in mano la nostra professione che non è solo esecutiva ma abbiamo fornito anche indicazioni a livello clinico attraverso i percorsi diagnostici – continua la direttrice -. Il dato che forniamo deve essere attendibile al 100% ed essere certificato. Per questo motivo attiviamo sistemi di controllo di qualità interni giornalieri ma anche sistemi di controllo interregionali che ci mettono in confronto con tutti i laboratori d’Italia».

Dunque, risposte a quesiti diagnostici precise, affidabili ma anche rapide. E proprio sul concetto di rapidità che nasce l’obiettivo della fast microbiology attraverso uno strumento che permetterà un’identificazione rapidissima di germi e resistenze genetiche agli antibiotici. «Lo strumento che andremo ad installare nel nostro laboratorio permetterà di avere un risposta in massimo 12 ore mentre prima ne servivano 48. Questo permetterà di effettuare una terapia empirica ma ragionata ed evitare le infezioni legate alla resistenza». Altra novità sarà il nuovo strumento che sfrutta la tecnica dell’immunoistochimica per individuare il tipo di tumore in modo preciso attraverso la base delle proteine.

Il lavoro del tecnico di laboratorio e del personale, quindi, necessita di competenze specifiche e in continua formazione, oltre che una turnazione sulle 24 ore. «Ma il problema è che siamo pochi in questa specializzazione anche se stanno uscendo avvisi per reperire personale tecnico e dirigenti – spiega la dottoressa Scarponi, la quale ringrazia sia il direttore Grinta che la Univpm per la collaborazione -. Da parte dell’Azienda c’è la disponibilità ma è difficile trovare queste figure. Basti pensare che nella sessione di aprile di laureerà solo un tecnico nelle Marche. Il nostro laboratorio è formato da figure molto giovani e per la maggioranza donne ma necessita di un paio di figure in più. Un grazie va all’Università che ci mette a disposizione diversi tirocinanti».

Per completare il quadro delle attività che vengono svolte all’interno del reparto, la dottoressa Moriconi aggiunge: «Facciamo parte anche dell’attività di screening, abbiamo un percorso sulla violenza di genere con un protocollo interno diagnostico, un percorso sulla valutazione della donazione d’organo e vantiamo un ottimo settore di autoimmunità».



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