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Il Pd esulta per la scongiurata vendita del parco Monte Cacciù: «Restano ancora tante domande senza risposta»

MONTE CACCIÙ - Dalla mancata prelazione da parte della Provincia alla futuro della Steat: il Partito Democratico fermano vuole vederci chiaro. Stilettata anche al primo cittadino Calcinaro: «I tentativi di vendita del passato furono figli della sua incomprensibile scelta di non acquistare l’area di Santa Lucia»

Parco Monte Cacciù

«Apprendiamo con soddisfazione che per il momento sia stata scongiurata la cessione del parco di Monte Cacciù al privato. Questo non può che farci piacere; la tutela e la salvaguardia di un parco di notevole pregio naturalistico era proprio ciò che chiedevamo. Tuttavia, sono curiosi i toni del sindaco di Fermo nei confronti del Partito Democratico. Come opposizione abbiamo il dovere di attivarci e monitorare chi governa per tutelare la comunità e il patrimonio pubblico. Questo continuo tentativo di ribaltare la situazione buttando tutto, come dice lui, in ‘caciara’ ogni qual volta viene chiamato in causa non fa il bene della città e del territorio provinciale. Le sue continue piroette, come sulla sanità, sono ben note comunque. Dovrebbe invece ringraziare il Partito Democratico per essersi messo a tutela di un bene pubblico. E, insieme a noi, dovrebbe dire grazie ai sindacati e agli ambientalisti da lui citati poiché tutti, tranne lui, abbiamo alzato la voce sulla vicenda. Se così non fosse stato probabilmente sarebbe andata diversamente». Inizia così la nota di risposta che il Pd di Fermo rivolge al primo cittadino sulla questione del parco Monte Cacciù, dopo che Calcinaro aveva stilettato i dem nella conferenza stampa dell’accordo con la Steat.

«Il sindaco Calcinaro sa meglio di chiunque altro che nel 2019 i tentativi di vendita furono figli della sua incomprensibile scelta di non acquistare l’area di Santa Lucia, di cui il comune di Fermo ne aveva la prelazione per poco più di seicentomila euro, lasciandola così in balia del privato. L’acquisto dell’area di Santa Lucia da parte del Comune sarebbe stato altamente vantaggioso sia in termini di investimento, perché recuperabile in soli dieci anni grazie all’affitto pagato dalla Steat, sia in termini di prospettiva per la città che avrebbe avuto il possesso di un luogo di pregio e altamente strategico per tutto il territorio. Fortunatamente la passata gestione Steat, facendo valere il proprio diritto di prelazione, è riuscita a mantenerne il possesso pubblico ma, messa alle strette per reperire fondi in breve tempo, è stata costretta a valutare la possibilità della vendita dell’area di Monte Cacciù, per fortuna poi non realizzata – continuano i rappresentanti del Pd fermano -. Occorre inoltre puntualizzare che il valore del parco sta nel fatto che una parte dell’area di Monte Cacciù in possesso alla Steat è un’area Asa, ossia edificabile per strutture sociosanitarie, quindi affermare che sia solo terreno boschivo è solo un goffo tentativo di giustificare una svalutazione che non ha senso. Ma se da un lato siamo soddisfatti che il parco non sia stato venduto, dall’altro continuiamo a porci delle domande. In primis sulle dinamiche che hanno portato alla cessione in comodato d’uso gratuito al comune di Fermo, del quale vorremmo capirne sia la durata, sia il perché non sia stata esercitata la prelazione da parte della Provincia, visto che ne possiede il diritto e nel capitale sociale dell’azienda sono presenti Provincia e tutti i comuni del Fermano, non solo la città di Fermo. È evidente che questo crea una perdita per le casse della Provincia e per quelle della Steat. Questo ci lascia sorpresi visto che dalle precedenti dichiarazioni del presidente Ceroni, il bilancio della Steat spa pareva esigere la vendita del parco, cosa che all’improvviso parrebbe non più imprescindibile dopo la nostra mobilitazione delle scorse settimane. Era quindi veramente necessario mettere in vendita l’area? Evidentemente no».

«Da questo ping-pong sul vendo/non vendo ci si domanda quali sono e quali saranno le politiche messe in atto dall’attuale presidenza della Steat spa – concludono i dem -. Domande che attendono risposte anche dagli stessi lavoratori che hanno annunciato lo stato di agitazione, preoccupati per il futuro dell’azienda per la quale lavorano. È quindi urgente conoscere nel più breve tempo possibile il piano industriale dell’azienda per capirne il futuro e la strada che imboccherà nei prossimi anni»

 



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