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Carelli direttore all’Ast di Pesaro, Catalini: «Scelta corretta ed equilibrata della Regione»

SANITA' - L'ex candidato sindaco, capogruppo d'opposizione 2015-20 del centrodestra, nonché presidente FesMed, Giambattista Catalini: «Per il Fermano il vero schiaffo sarebbe stato spostare per l'ennesima volta il direttore Roberto Grinta. L'ospedale di Campiglione? Doveva essere pronto nel 2018 e ad oggi c'è chi lo sbandiera come un successo»

Giambattista Catalini

«Alberto Carelli è un grande professionista e una persona preparata, in grado di affrontare le criticità dell’Ast di Pesaro. La giunta regionale ha fatto una scelta corretta e trova la mia comprensione. Il vero schiaffo per la sanità fermana sarebbe stato spostare di nuovo l’attuale direttore generale Roberto Grinta». Se la nomina di Carelli a direttore generale dell’Ast di Pesaro aveva mandato su tutte le furie il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro e il Pd cittadino, a difendere la scelta di Palazzo Raffaello è l’ex candidato sindaco, capogruppo di opposizione del centrodestra 2015-20 e attuale presidente nazionale FesMed, Giambattista Catalini. «Fino a poco tempo fa il Pesarese aveva la qualifica di azienda di secondo livello senza però avere le caratteristiche adeguate. Per la sua competenza, Carelli riuscirà a gestire tutte le criticità dell’Ast. E’ la scelta più equilibrata che questa giunta potesse fare. Spostare Grinta per l’ennesima volta avrebbe significato distruggere l’immagine di un professionista. Carelli invece ricopriva il ruolo di direttore amministrativo, si era appena insediato, quindi il trauma psicologico, materiale e amministrativo è minore rispetto a un ipotetico spostamento di un direttore generale».

Catalini entra poi in merito all’ospedale di Campiglione e lancia una stoccata al Pd: «A detta dell’ex assessore al bilancio Fabrizio Cesetti, la struttura doveva essere pronta tra giugno e ottobre del 2018. Siamo a maggio 2024 e non è stato ancora aperto. Così rischiamo l’effetto paradosso, cioè gli stessi protagonisti dei ritardi tornano a sponsorizzare un’opera che doveva essere completata sei anni fa. Addirittura adesso c’è chi ha intenzione di ricandidarsi alle elezioni regionali e alle comunali sventolando per successo quello che in realtà è un fallimento. Questo i fermani non se lo meritano. Quando mi candidai ero già critico sulle tempistiche dei cantieri ed ero l’unico che parlava di emodinamica a Fermo. A distanza di nove anni il tema è ancora al centro del dibattito politico. Ricordo anche che quando alla guida della Regione c’era il centrosinistra, io e il mio collega Patrizi fummo spostati rispettivamente a Camerino e Macerata. Oggi tanti pazienti fermani percorrono diversi chilometri per venire da noi. Le decisioni della politica hanno un peso sui cittadini».

Secondo Catalini «il vero problema della sanità fermana è quello delle liste d’attesa. Il decreto su cui il ministro della Salute, Orazio Schillaci, sta lavorando è un grande sforzo. E’ chiaro che non ha la bacchetta magica. Ad oggi si deve affrontare una situazione difficile a causa dei tagli accumulati nei decenni. Poi va considerato anche il contesto geopolitico del momento. I fondi che l’Italia sta impiegando per finanziare gli armamenti chiaramente pesano sul bilancio dello Stato. Ma come si fa a discostarsi da un sistema di difesa europeo? E’ un momento molto complesso e in questo scenario purtroppo c’è chi fa demagogia».

Alessandro Luzi

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