di redazione CF
Con un patteggiamento di fronte al Gip del Tribunale di Ancona da parte del conducente implicato, si conclude il processo sulla morte, il 14 febbraio del 2022, a seguito di un drammatico incidente stradale a Serra de’ Conti, del 16enne di Monte Urano, Giuseppe Lenoci. «L’eco mediatica – commenta l’avvocato Igor Giostra, legale dell’uomo finito alla sbarra – aveva acuito il peso della responsabilità dell’accusato addossandogli un sovraccarico di colpa che non trovava alcun riscontro probatorio».
Si conclude, dunque, con una pena di un anno e 4 mesi di reclusione a seguito del patteggiamento dell’imputato, la vicenda giudiziaria legata alla morte del giovane Giuseppe Lenoci, vittima di un incidente stradale mentre svolgeva il tirocinio scuola-lavoro con una nota impresa termoidraulica del Fermano.
In questi giorni, il conducente del mezzo e dipendente della ditta, imputato per il reato di omicidio stradale, ha patteggiato, davanti al Gip del Tribunale di Ancona, ad una pena di anni 1 mesi 4 di reclusione, con concessione della sospensione condizionale.
La pena inflitta, per l’avvocato Igor Giostra, legale dell’imputato, è «giusta ed equilibrata sotto il profilo della commisurazione perché tiene conto del comportamento del mio assistito che si è subito reso conto della gravità di quanto accaduto, si è scusato ed ha manifestato il proprio cordoglio alla famiglia della vittima e si è, per quanto in suo potere, insieme alla ditta, adoperato per facilitare il risarcimento del danno».
«Dell’incidente – ricorda l’avvocato Giostra – si era occupata la stampa locale e nazionale destando molto scalpore ed indignazione anche quando, in maniera del tutto erronea e disinvolta, si sentenziava in testate nazionali che l’imputato, al momento della guida, fosse sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. L’eco mediatica da un lato aveva acuito il peso della responsabilità dell’accusato addossandogli un sovraccarico di colpa che non trovava alcun riscontro probatorio, dall’altro lato, è un monito oggi per riflettere sul solco che simili vicende scavano tra l’aspettativa di giustizia della collettività e la risposta sanzionatoria dell’ordinamento. Occorre prendere atto – continua l’avvocato Giostra – di come la vicenda sia maturata in un contesto colposo e manchi quindi da parte dell’autore del reato l’effettiva volontà di commettere l’illecito e di causarne le conseguenze lesive».
Il rischio di sinistro costituisce un ineliminabile “compagno di viaggio” di ogni utente della strada e, per quante cautele possano prescriversi ed adottarsi, resta pur sempre una componente fisiologica con cui doversi rapportare quando si assicura la libertà di circolazione come mezzo imprescindibile per lo sviluppo della personalità umana.
«Al superamento del livello di “rischio tollerato” per colpa dell’automobilista è giusto che l’ordinamento intervenga e punisca il colpevole, ristabilendo con forza la validità della regola violata. Niente potrà mai lenire il dolore dei familiari o restituire alla vita la giovane vittima né placare la rabbia comprensibile per la grave perdita, acuita dalle circostanze in cui si è verificato l’accadimento Tuttavia – conclude l’avvocato Giostra – non deve mai cedersi alla tentazione di irrogare una “pena esemplare” ed in qualche modo condizionata dalla eco mediatica e dall’indignazione sociale suscitate dal fatto e priva, invece, di una concreta considerazione della dimensione psicologica del reo e del contesto lecito di base nel quale si è consumato il reato».
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