“Ad un mese dalle elezioni provinciali che hanno decretato la netta affermazione di Michele Ortenzi, sindaco di Montegiorgio, la prima cosa giusta da fare è quella di rivolgere pubblicamente al vincitore l’augurio più sincero per il lavoro che ora l’attende. Un augurio che niente o poco ha di formale, non proviene da chi si pone passivamente in attesa alla finestra, ma si colloca sul terreno del confronto reale, aperto, trasparente, quello sul merito delle scelte da compiere. Un terreno che implica collaborazione, oppure conflitto”. E’ la riflessione a tutto campo sulle Provinciali e sul futuro del Fermano, del sindaco di Monteleone, Marco Fabiani, primo a lanciare la proposta di un presidente sindaco di un piccolo Comune.
“Il confronto, tuttavia, nell’uno e nell’altro caso, mai precostituito, né personalistico, bensì determinato da un unico, preciso, obiettivo: invertire la rotta che ha collocato il Fermano, da qualche decennio a questa parte, ai margini dello sviluppo regionale, come attestano i principali indicatori economici e sociali. Chi si trova a presiedere l’ente provinciale sconta – il punto di Fabiani – da un decennio a questa parte, al di là della collocazione politica, una oggettiva contraddizione; non l’unica, purtroppo, di un sistema politico e istituzionale come quello italiano in perpetua e indefinita transizione. Da una parte governa un ente, la cui rappresentanza viene eletta in secondo grado, dunque non risponde direttamente alla volontà dei cittadini elettori, ridimensionato in tante sue funzioni originarie; dall’altra assomma nelle proprie mani un consistente potere discrezionale di decisione e di gestione. Ma laddove non interviene la lungimiranza del Legislatore, come è avvenuto con la presunta “riforma” delle province del 2014, dettata più dagli umori popolari del momento che da un autentico e organico disegno istituzionale, può trovare spazio la saggezza e l’equilibrio di chi si trova concretamente, sul campo, a svolgere l’azione di governo di un ente la cui attuale funzione, ibrida e avulsa rispetto a quella di Regione e Comune, dovrà essere a fondo ripensata. Invito il nuovo Presidente all’esercizio pieno di una simile saggezza ed equilibrio, presupposti essenziali per andare incontro a scelte coraggiose, come richiede questo territorio difficile, in un tempo difficile. Su questo terreno si costruisce e si misura il confronto tra le parti, nel segno dell’interesse generale delle nostre comunità”.
“Non è certo questa la fase di una ordinaria amministrazione dell’esistente, tanto meno – la chiamata all’operatività da parte di Fabiani – nel governo del nostro territorio nel quale, scontato ricordarlo, alle dinamiche specifiche che marcano da anni ormai il depauperamento sociale delle aree interne dell’Italia centrale, spopolamento, denatalità, conseguenze lunghe del sisma, si assommano ora quelle di una pandemia dagli effetti forse meno vistosi che nei grandi e medi centri urbani, ma altrettanto profondi. Occorre, questo il punto, una vera e propria strategia di rinascita dei nostri borghi e città, accompagnata dalla consapevolezza in chi amministra che, da una parte, essa chiama in causa soggetti plurali, dentro e fuori la dimensione regionale e, dall’altra, che la partita della sua riuscita si gioca in un tempo lungo, ma un tempo che va pensato, programmato, avviato adesso. Gli stessi interventi in campi che pure possono apparire di ordinaria manutenzione, come la viabilità, l’edilizia scolastica, la sanità di base, la cura del territorio collinare e montano, finiscono sempre più per assumere un risvolto inedito e complesso dinanzi alla necessità di mettere mano a quel mutamento climatico passato prepotentemente dalle tavole dei convegni degli esperti alle agende di governo degli amministratori locali, con il carico di un’urgenza che non ammette appello. Sull’ambiente si giocherà una partita importante per il nostro futuro.
Proprio queste sono le ragioni che ci hanno spinto, nei mesi che hanno preceduto la scadenza elettorale provinciale, a mettere al centro della discussione la funzione nuova, e con essa una nuova assunzione di responsabilità, dei borghi del Fermano. Una strada inedita, almeno da queste nostre parti, capace di agire sul piano simbolico come su quello amministrativo, dando un segnale alla stessa politica, spesso impantanata nei suoi tradizionali schemi di gioco. Senza negare, infatti, appartenenze diverse e su tanti punti contrastanti, essa indicava la causa di una priorità ormai avvertita come assoluta, quella di sopravvivenza e di rilancio di questo territorio, a partire dal protagonismo diretto dei borghi. C’era, e c’è, al fondo di questa proposta l’esperienza sul campo di tanti amministratori, partiti da sponde politiche differenti e giunti al medesimo nodo, da lungo tempo irrisolto.
Così come c’era e c’è il bisogno di una relazione virtuosa, stabile, di peso certo diverso ma di pari dignità, coi centri maggiori, fuori da ogni contrapposizione. Questa invece pare essere, a commento dell’esito del voto, le considerazione del sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, secondo cui a ridosso della scelta del presidente della Provincia ‘sarebbero emerse delle pregiudiziali su Fermo‘ (in un’intervista a Cronache Fermane, leggi qui), ma così non è stato. Il segretario provinciale del Partito Democratico, Luca Piermartiri ci informa, anch’esso a commento del voto, che il primo cittadino della città capoluogo ‘si colloca ormai definitivamente e inequivocabilmente a destra‘ (leggi qui). Sarei a dire il vero più cauto di lui sull’uso così perentorio dei due avverbi, la strada del posizionamento politico, si sa, segue tracciati spesso imprevedibili. Ma mi chiedo se sia davvero questo il punto da far prevalere nella nostra discussione e che incidenza, così facendo, essa possa avere sullo stato presente e futuro del Fermano, delle sue comunità, delle sfide amministrative che incombono”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati