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Alessandrini: «I voti assegnati sono da rivedere, ecco perché ricorriamo al Tar»

SANT'ELPIDIO A MARE - Quattro le schede contestate, basta che il Tar accolga le ragioni dei ricorrenti su uno solo dei voti assegnati e si ripeterebbe il ballottaggio con Alessandrini contro Pignotti

Il candidato sindaco Fabiano Alessandrini e, a sin. l’avvocato Claudio Brignocchi

Un solo voto di differenza aveva sancito l’esclusione di Fabiano Alessandrini dal ballottaggio a Sant’Elpidio a Mare, alle ultime elezioni amministrative. Sono 4, invece, le schede contestate su cui si fonda il ricorso al Tar Marche, che l’ex candidato sindaco e la sua coalizione hanno affidato all’avvocato Claudio Brignocchi. Dopo aver impugnato il risultato del voto, l’esponente del Pd, affiancato dal legale, da Franco Belletti e dalla segretaria del Pd elpidiense Loredana Marziali, spiega le ragioni che hanno portato ad interessare la giustizia amministrativa. L’udienza è stata già fissata per il 12 ottobre. Verosimilmente si andrà subito a sentenza e, in caso di accoglimento, si ripeterà il ballottaggio, stavolta con Alessandrini al posto di Gionata Calcinari contro Alessio Pignotti.

«Non ricorriamo a prescindere, in politica si può vincere e perdere anche per un voto – spiega Alessandrini – riteniamo però sia una scelta per dovere di verità. Non si potevano chiudere gli occhi davanti ad alcune schede contestate, a nostro avviso palesemente da rivedere, che cambierebbero il risultato. Lo consideriamo anche un atto di rispetto verso gli elettori ed i candidati. Questo ricorso si poteva evitare, abbiamo sollevato subito alla Commissione elettorale centrale un’istanza di autotutela, che ci è stata rigettata. Se abbiamo ragione, come pensiamo, si tornerà al voto».

Tocca all’avvocato Brignocchi affrontare gli aspetti tecnici e giuridici. «Non abbiamo chiesto il riconteggio totale dei voti, riteniamo non vi fossero gli estremi. Chiediamo che si rivalutino le 4 schede contestate, come emerso dai verbali delle sezioni elettorali. Con un margine così esiguo, di un solo voto, basta che venga accolta la richiesta anche per una sola delle 4 schede e il risultato cambierebbe a favore di Alessandrini. In caso di parità, prevarrebbe Alessandrini perché ha la maggior cifra elettorale dei gruppi di liste collegate alla sua candidatura».

Il ricorso è stato notificato il 3 agosto scorso al Comune ed ai controinteressati, quindi il sindaco eletto Alessio Pignotti e l’altro candidato Calcinari. Loro hanno 15 giorni di tempo per costituirsi e svolgere le loro deduzioni. «In genere i Comuni non si costituiscono in ricorsi del genere. Il Tar, fissando l’udienza al 12 ottobre, ha chiesto di produrre gli originali delle schede contestate – prosegue l’avvocato Brignocchi – Chiediamo che, se verrà accolta la nostra valutazione sulle schede contestate, sia ammesso Alessandrini al ballottaggio, con la conseguente ripetizione delle operazioni. Non ci sono le ragioni a nostro avviso per chiedere la totale ripetizione delle elezioni».

Cosa può accadere? Intanto il tribunale amministrativo dovrebbe andare subito a sentenza dopo l’udienza di ottobre. Contro il giudizio si potrà presentare appello entro 20 giorni dalla notifica ed a quel punto sarebbe il Consiglio di Stato a doversi pronunciare. Le 4 schede al centro del contenzioso sono state scrutinate nelle sezioni elettorali 9 (Luce Cretarola), 11-12 (Casette d’Ete) e 14 (Cascinare). Tre sono state assegnate al candidato sindaco Gionata Calcinari, una è stata annullata e il centrosinistra chiede che venga assegnata ad Alessandrini. In una, l’unica di cui la coalizione ricorrente ha una foto che riproduce l’originale, si vede una sorta di cerchio nell’area dei simboli di lista di Calcinari, è stata considerata una volontà di espressione del voto ed è stato assegnato. In un’altra, la croce sarebbe stata fatta nello spazio sottostante quello del candidato di centrodestra. In un’altra era scritto “Meloni” a fianco al simbolo di Fratelli d’Italia (c’era anche in lista un candidato con nome assonante, Meconi) ed il voto è stato assegnato alla lista di Fratelli d’Italia e Calcinari. In una quarta scheda era scritto “Calcinaro” nello spazio per le preferenze di una lista di centrodestra, con preferenza ad un candidato del Pd. Secondo Alessandrini sarebbe nulla l’espressione con su scritto “Calcinaro” ed andava assegnato il voto al Pd ed al suo candidato sindaco.

 



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