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Morte del 16enne Giuseppe Lenoci, la zia dopo il patteggiamento del conducente: «Vogliamo la verità, aspettiamo risposte»

TRAGEDIA - Dopo il patteggiamento a un anno e 4 mesi per il conducente che guidava il mezzo da lavoro in cui ha perso la vita, il 14 febbraio dello scorso anno, il 16enne Lenoci, parla la zia del ragazzino: «Ciò dimostra che da parte della famiglia non c'è mai stato un accanimento nei confronti del conducente. Ma noi vogliamo ancora delle risposte: chi ha deciso di mandare mio nipote, un ragazzo di soli 16 anni, in un furgone dell'azienda e senza un tutor? Noi abbiamo fatto opposizione»

Giuseppe Lenoci, qui con la zia Angela

di Francesco Silla

«Riguardo al patteggiamento, davanti al Gip di Ancona, del conducente che si conclude con una pena di un anno e quattro mesi voglio sottolineare che ciò dimostra che da parte della famiglia non c’è mai stato un accanimento nei confronti del conducente stesso, nonostante tutta una serie di questioni da chiarire. Quindi questo dimostra il nostro voler trovare a tutti i costi la verità, indipendentemente dall’incidente. Noi vogliamo sapere che cosa è successo quel 14 febbraio». A parlare è Angela Lenoci, zia del 16 tragicamente scomparso a seguito di un drammatico incidente il 14 febbraio dello scorso anno a Serra de’ Conti, durante uno stage scuola lavoro. Un incidente che ha visto finire alla sbarra il conducente del mezzo di lavoro di un’azienda di Fermo, e che, assistito dall’avvocato Igor Giostra, ha patteggiato appunto a un anno e 4 mesi.

«E’ sotto gli occhi di tutti che è stato un incidente. L’avvocato che difende l’imputato può anche non sminuire quello che è realmente accaduto. La famiglia ha perso un figlio di 16 anni mentre andava ancora a scuola. Il punto è proprio questo, il perché. Ovviamente abbiamo fatto opposizione, ora attendiamo la risposta da parte del Gip, ma la cosa che non ci dà pace è il procedere con la chiusura dell’indagine perché noi, a nostro avviso, non abbiamo ancora avuto risposte. Nessuno si è chiesto che ci faceva un minore di 16 anni senza un tutor a 120 chilometri. Vogliamo verità. Non vogliamo il colpevole, vogliamo la verità. Chi ha deciso di mandare mio nipote, un ragazzo di soli 16 anni, in un furgone dell’azienda e senza un tutor? Non ci daremo pace fino a quando non avremo queste risposte, perché mio nipote merita rispetto. Questa storia, questa tragedia non si deve mai chiudere come un incidente di percorso, perché così non è».

«Ok è stato un incidente e – continua Angela Lenoci – il conducente sconterà la sua pena, va bene, accettiamo tutto, ma noi vogliamo la verità. Chi ha deciso quel 14 febbraio che mio nipote doveva salire a bordo di quel furgone dell’azienda senza un tutor? Noi vogliamo risposte».

 

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