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Livini va in pensione. «Il momento più bello? La direzione Av4. Il più brutto lo immaginate ma abbiamo creato un grande gruppo» (Le Foto)

SANITA' Ieri sera conviviale di saluti per l'ex direttore dell'Area vasta 4, Licio Livini prossimo alla pensione. Il sindaco Calcinaro: «Con lui abbiamo avuto un valore aggiunto, ossia quello di avere un professionista che è anche un cittadino di quel sistema, di quella comunità in cui ha avuto un ruolo apicale»

Licio Livini

di Giorgio Fedeli

«Il momento più bello della mia carriera? Sicuramente quando sono stato chiamato a fare il direttore di Area vasta 4. Il più brutto, beh potete immaginarlo (quando ossia si è dimesso, o meglio spinto a dimettersi, da quell’incarico, ndr)». E’ un Licio Livini che non nasconde emozioni, che partono dal cuore e arrivano alla voce tremolante, quello che ieri sera ha accolto amici e colleghi al ristorante Vecchio Molino di Rapagnano per la conviviale dei saluti, una serata con cui si è voluto congedare. L’ex direttore Av4, infatti, è ormai prossimo alla pensione che arriverà ufficialmente tra un mese.

Licio Livini

L’ex direttore dell’Area vasta 4 di Fermo, e attuale direttore del distretto di macro-area, ieri sera, infatti ha voluto insieme a lui la famiglia, gli amici, i direttori dei reparti del Murri ma anche le istituzioni del territorio «con cui ho collaborato». Ed ecco che al Vecchio Molino sono arrivati colleghi medici, amici, il prefetto Vincenza Filippi ma anche amministratori locali tra cui il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, il consigliere regionale Fabrizio Cesetti e don Vinicio Albanesi, solo per menzionarne alcuni. Presenti anche Maccioni e Milani, rispettivamente delle vicine Aree vaste 3 e 5, e il primo prefetto della provincia di Fermo, Emilia Zarrilli.

Una conviviale infarcita di ricordi, di pacche sulle spalle, di strette di mano ma anche di aneddoti e di visioni sul futuro della sanità con Livini a rimarcare più e più volte che «qui siamo tra amici, nessuno nel suo ruolo istituzionale». I brindisi non mancano, come nemmeno gli scambi di opinione e i sorrisi. Ma poi, inevitabile, arriva il momento dei saluti. E lui, da festeggiato, prende il microfono. L’ironia lascia spazio alla commozione, composta ma percettibile. L’ex direttore Av4 parla al plurale, il leit motiv del suo discorso è imperniato sul “gruppo” che è stato la sua forza, la sua motrice. Ma, certo, non può esimersi dal ricordare il momento più bello della sua carriera, e giocoforza, a fare da contraltare, anche quello più “brutto”, due momenti speculari, due facce della stessa medaglia: l’inizio e la fine di una carriera da direttore di Area vasta, prima di lasciarsi andare a un abbraccio simbolico, braccia al cielo, sulle significative note di ‘La storia siamo noi’ di De Gregori.

«Abbiamo fatto insieme – le parole che Livini rivolge ai presenti – tante cose belle, ne abbiamo fatte eccome. Sono molte di più di quelle brutte. E siamo orgogliosi di averle fatte, soprattutto nei momenti difficili. Ci siamo sempre ritrovati, insieme, a guardare avanti perché il nostro obiettivo è sempre stato quello di dare risposte alle persone. Rappresentiamo quello che è stato in questi anni un percorso di lavoro. Ora siamo qui, ci sono le istituzioni con cui abbiamo collaborato e stretto rapporti importanti. Non siamo qui per fare tributi. E’ un momento di ritrovo per stare bene insieme, una bella serata. Non vestiamo gli abiti istituzionali, ci sono i miei affetti, c’è la mia famiglia. La amo. Il momento più bello della mia vita professionale? Sicuramente quando mi hanno proposto di fare il direttore dell’azienda in cui ho lavorato tanti anni. Questo mi ha fatto molto piacere, mi ha reso orgoglioso. Il più brutto? Facile immaginarlo. Il mio stile di lavoro lo conoscete, sono una persona spontanea, in certi momenti anche determinata. Una persona che ha cercato di curare, soprattutto nelle vesti di direttore, i rapporti umani. E’ anche grazie a questi valori che siamo riusciti a creare un gruppo. E quel gruppo è stato determinante, soprattutto nel periodo del terremoto e con la pandemia. Sono stati momenti in cui se non ci fossero state condivisione e una visione unitaria delle situazioni, non saremmo riusciti a venirne fuori. Sono nate anche delle belle amicizie. La nostra è una realtà piccola, tanti servizi non li abbiamo e siamo andati a cercarli altrove. Tutte le nostre difficoltà, però, abbiamo cercato di gestircele autonomamente, mettendo in campo i nostri valori e la nostra forza. E di questo ringrazio i presenti e anche chi non ha potuto partecipare. Auguro a tutti le migliori cose nella vita professionale e personale a ognuno».

Licio Livini e il sindaco Paolo Calcinaro

«Con Livini abbiamo avuto un valore aggiunto, ossia quello di avere un professionista che è anche un cittadino di quel sistema, di quella comunità in cui ha avuto un ruolo apicale. E’ stato, appunto – il saluto del sindaco Paolo Calcinaro – cittadino dentro l’istituzione sanitaria. L’ha vissuta e lo ha fatto sentire. Siamo arrivati quasi insieme a ricoprire le nostre cariche e non ci sono mancati i problemi. Però è stato veramente un piacere, una fortuna affrontarli insieme. E nel ringraziare Livini, voglio ringraziare tutto il suo ‘mondo’ fatto di persone, di professionisti, di gente che vive, si lega e sente il territorio. Livini è stato una guida e questo lo ha fatto capire benissimo. Lo ringrazio e spero che resti nel nostro territorio perché abbiamo bisogno della sua passione».

A parlare, nelle vesti di ‘decano’ tra i camici bianchi presenti, il direttore del reparto di Otorinolaringoiatria, Stefano Dallari: «Da 17 anni sono a Fermo e mi sento di interpretare i sentimenti di tutti i presenti e del nostro gruppo. Con Livini ho avuto e ho ancora un grande rapporto di stima e amicizia che ha raggiunto il massimo con la sua direzione di Area vasta. Il valore aggiunto, nella mia esperienza fermana, è stata la componente amicale, oltre che professionale. Sono onorato di questo mio destino improntato sull’amicizia. E questa è la cifra del nostro gruppo, che è un gran gruppo e che ha solo un obbligo, ossia quello di continuare sulla scia che persone come Livini hanno tracciato».

Licio Livini e Fabrizio Cesetti

«Nelle mie parole, in quest’occasione, la politica non c’entra nulla. Livini – l’intervento del consigliere regionale Fabrizio Cesetti – sostiene che il momento più bello nella sua vita professionale è stata la nomina di direttore dell’azienda per la quale lui aveva lavorato una vita. Sotto quella nomina c’è anche la mia firma (quando Cesetti era assessore al bilancio della giunta Ceriscioli), e poi è arrivata anche la riconferma. Ha svolto questo ruolo di direttore interpretando al meglio l’autonomia di un alto dirigente rispetto alla politica. Ne sono testimone. Sempre completamente autonomo, rispettoso delle decisioni che competevano alla politica, ma altrettanto rispettoso delle sue prerogative. Insieme alla politica ha fatto tanto per questo territorio, ricordiamo l’ospedale che oggi è più grande, sta crescendo, grazie a una variante importante. Lo dobbiamo anche al suo impegno. Livini ha interpretato al meglio il suo ruolo nel periodo più difficile: prima il terremoto poi la pandemia. E’ stato un uomo che ha salvato vite».

Licio Livini e don Vinicio Albanesi

«Quante cose belle sono state dette. Io – il saluto di don Vinicio Albanesi – ho ammirato in Livini il coraggio, capacità rara in un funzionario di alto rango. Perché? Semplice: nei momenti delicati, quando io ero la controparte e andavo a chiedere (per gli ospiti della comunità di Capodarco), lui ha sempre trovato una soluzione interpretando e forzando, a volte, le disposizioni regionali perché conosceva bene le storie che vivevamo. Ha rischiato e ha pagato. Lo hanno cacciato, la sostanza è questa. Di questo sia orgoglioso perché la propria identità poggia anche su coraggio, sacrificio e rispetto. Qualità che oggi sembrano scomparse».

Licio Livini e la famiglia

Licio Livini e i figli

Licio Livini con il sindaco Paolo Calcinaro (alla sua sin.) e il consigliere comunale Pd, Paolo Nicolai



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