FERMO – “Noi, laureati in scienze motorie impiegati da tempo nella scuola primaria come insegnanti di educazione motoria, viviamo una situazione paradossale”.
“Da dieci anni in Italia esistono progetti nazionali e regionali che prevedono un tutor sportivo all’interno della scuola primaria. Il tutor sportivo in questione è il laureato in scienze motorie che ha conseguito un titolo accademico al termine di un percorso fatto di sacrifici, per poi ritrovarsi ad avere contratti di collaborazione sportiva che, come ben si sa, non prevedono le tutele minime che una persona qualificata possa aspettarsi in un Paese democratico fondato sul lavoro, quali malattia, maternità, permessi, previdenza sociale e disoccupazione. Diritti ormai fondamentali affinché un lavoro possa avere una base di dignità”.
Inizia con queste parole, dure ma sentite, il dispaccio ufficiale dei lavoratori del settore, inseriti nella scuola primaria con il progetto “Sport di Classe”. Tali soggetti, già a vivere una situazione lavorativa alquanto relativa prima dell’arrivo della pandemia, tornano ora a far sentire la propria voce rivendicando contratti forti di tutele e diritti, sottolineando inoltre la totale assenza di ammortizzatori sociali riscontrata durante il periodo del doveroso lockdown. Situazione che li ha visti perciò lontani dal ricevere aiuti economici di ogni tipo.
“Siamo invisibili per il mondo dell’istruzione e per il mondo sportivo – hanno proseguito -. Tutti vorrebbero l’educazione motoria nella primaria con il docente specializzato, ma nessuno vuole darci un contratto di lavoro serio che meritiamo. Senza un Albo a cui far riferimento il laureato in Scienze Motorie si trova così a lavorare con progetti semestrali del Coni, mai annuali perchè in partenza sempre verso novembre/dicembre e con pagamenti postdatati di 6 mesi. Da quest’anno la situazione è peggiorata, con l’introduzione delle Federazioni Sportive Nazionali, alle quali è stato affidato l’incarico di firmare i contratti di collaborazione sportiva con i tutor. Regioni diverse, Federazione diversa, il tutto con la conseguenza di un ulteriore allungamento delle pratiche burocratiche da sbrigare e quindi una regressione in termini di celerità nella firma del contratto, due settimane di ritardo per una firma che permettesse di entrare a scuola e centinaia di euro persi da ogni singolo tutor, e nella predisposizione dei pagamenti, già di per sé troppo dilazionati ed ora anche differenziati da Regione a Regione, con l’inevitabile lotta tra poveri dei tutor più o meno fortunati”.
“E’ una cosa inaccettabile – incalzano i docenti – a sperare nel concorso pubblico o nella, ad oggi, molto problematica III fascia. E’ ormai chiara e palese l’importanza dell’attività motoria in ogni sua forma, specialmente in quella preventiva ed adattata, possibile strategia di risparmio anche a livello sanitario. L’educazione motoria nella fascia di età da 6 ai 10 anni assume un alto valore educativo, ed è uno strumento indispensabile per lo sviluppo psico-fisico del bambino. Mai come ora, che stiamo vivendo questa situazione di emergenza, ci si è resi conto della grande importanza che avrebbe potuto avere l’insegnante di educazione motoria di ruolo, che con le sue preziose competenze avrebbe potuto assistere i propri alunni attraverso la Dad. Invece siamo stati declassati e resi di nuovo invisibili. Questo perchè non si è mai data la giusta importanza nè alla professionalità del laureato in scienze motorie, nè all’educazione motoria nella scuola primaria e, lo ripetiamo, è inaccettabile”.
“E’ ancora più grave che giovani e meno giovani laureati italiani, che fanno parte del progetto anche padri e madri di famiglia, con anni di servizio nella primaria con delle virtuose competenze da offrire ai bambini delle scuole italiane siano trattati come l’ultima ruota del carro – prosegue il testo della lunga missiva -. Contrattualmente e professionalmente non si può lavorare anni con la mancanza di tutele contrattuali, questo significa lavorare per poi non ritrovarsi nulla, in termini di contributi previdenziali, anzianità di servizio e possibilità di accedere ad ammortizzatori sociali. E’ inaccettabile che vengano previste nel progetto Sport di Classe solo le classi IV e V. Riteniamo che il progetto debba essere esteso a tutte le classi. Riteniamo inoltre ingiusta e sottodimensionata la ripartizione oraria che vede una sola ora a settimana per classe, mentre dovrebbero esserne almeno due. E’ inaccettabile che si inizi a gennaio e si finisca a maggio, il progetto dovrebbe partire ad inizio anno scolastico fino alla fine”.
“La sospensione delle attività didattiche ha acuito la percezione del quadro emergenziale che il nostro Paese si è trovato ad affrontare e, ad una iniziale sensazione di smarrimento, ha fatto seguito un momento di ricerca dell’altro, cosa che è avvenuta concretamente con la realizzazione di una comunità virtuale – illustrano successivamente -. L’occasione, pur tenendo conto delle criticità derivanti da una pandemia in corso, è stata propizia per riconoscersi in una categoria costituita da lavoratori che nutrono la medesima passione ma che necessitano di maggiori tutele e garanzie contrattuali. Dall’esigenza di un confronto è nato un dialogo costruttivo, al fine di proporre e promuovere soluzioni che vadano a colmare le lacune di un inquadramento professionale che non ha basi solide dal punto di vista giuridico, ma che di fatto negli anni è riuscito a conquistarsi una certa valenza e credibilità nell’opinione pubblica, grazie alla professionalità degli attori protagonisti nella conduzione del progetto: i tutor sportivi scolastici.
I tasselli mancanti sono: chiarezza e trasparenza. Notizie trasmesse sui canali social di Sport e Salute con garanzia del pagamento delle ore non svolte, ma nessuna comunicazione ufficiale dai Referenti addetti al Progetto. Omogeneità delle tempistiche nell’erogazione degli emolumenti: la prima tranche che doveva essere accreditata, da contratto, entro il 15 aprile. Impossibilità di applicare la didattica a distanza. Richiesta di continuare a lavorare: invio del percorso valoriale (progetto didattico sul tema del Fair Play che si sarebbe dovuto condurre in aula ed in presenza) e di link di video di proposte motorie create da altre persone, non da noi tutor”.
“Siamo dei dipendenti di Sport e Salute ma lavoriamo dentro la scuola italiana – il discorso che volge all’epilogo -. Chiediamo a gran voce maggiori tutele lavorative ed un riconoscimento professionale da parte del Ministero dello Sport e del Ministero dell’Istruzione. Siamo grati al Coni e a Sport e Salute spa per l ‘opportunità concessa a noi laureati in Scienze Motorie, quella cioè di di fare un’esperienza lavorativa bellissima, con un contenuto altamente formativo. Siamo consapevoli, inoltre, che la decisione relativa alla nostra stabilizzazione e all’inserimento dell’insegnante di educazione motoria all’interno delle scuole primarie è rimessa al Parlamento, ma al contempo ci auspichiamo che il progetto nei prossimi anni scolastici possa offrire sempre più standard di qualità, proprio grazie alla garanzia di continuità di impegno lavorativo offerta dai tutor nel tempo, che vedranno migliorarsi le condizioni contrattuali”.
p. g.
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