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“Covid-19, per risolvere l’enorme
crisi urge un cambiamento
socio-politico” le proposte di Pci-Prc

VIRUS - Sulla diffusione del contagio e le ripercussioni sociali ed economiche del virus interviene il Partito Comunista Italiano – Partito della Rifondazione Comunista federazioni di Fermo

“L’Unione Europea è come nuda nella crisi che si è scatenata con il diffondersi del Covid-19. Dinanzi all’esigenza di finanziare centinaia di miliardi di euro per garantire ai Paesi comunitari la possibilità di fronteggiare la crisi sanitaria ed economica in atto non riesce a trovare una soluzione adeguata e sembra prospettare il ricorso al Mes con le dure condizioni che ne derivano: ulteriore riduzione della spesa pubblica, privatizzazioni, tagli allo stato sociale e via dicendo. In cambio di un prestito si aprirebbe un baratro per i cittadini italiani”. Inizia così la riflessione politico-economica del Partito Comunista Italiano – Partito della Rifondazione Comunista federazioni di Fermo sulle possibili ripercussioni, non solo in ambito sanitario, ovviamente, della pandemia da Coronavirus.

“È nudo lo stesso capitalismo, che dimostra di essere un sistema basato sul profitto di pochi, come quegli industriali che hanno cercato di impedire la chiusura delle fabbriche anteponendo l’interesse privato alla salute pubblica, e non sul benessere della maggioranza delle persone.

È nuda la giunta regionale delle Marche che ha dismesso ospedali, riducendo posti letto e personale sanitario. È evidente che una Sanità pubblica efficiente, florida in mezzi e personale, serve sia a tutelare la salute quotidiana dei cittadini sia ad affrontare minacce sanitarie di natura globale. Per questo motivo è un dovere costituzionale combattere il suo impoverimento di risorse economiche e di lavoratori, ridurre sensibilmente se non eliminare il ricorso alle strutture private convenzionate e, più in generale, porre dei limiti stringenti al mondo della sanità privata.

Per noi comunisti la crisi enorme che si è aperta può essere risolta solo con un radicale cambiamento socio-politico. Oggi è diventato essenziale costruire il socialismo limitando il profitto dei pochi per accrescere il benessere dei più: fine dell’austerità; tassazione progressiva su patrimoni e redditi; taglio drastico delle spese militari; potenziamento dei servizi statali come quello sanitario e della ricerca; controllo dello Stato sul sistema bancario e sulle attività produttive strategiche; sostegno statale alle cooperative dei lavoratori, quelle reali e non quelle che nascondono un feroce sfruttamento capitalistico; lotta spietata alla disoccupazione, al precariato e al lavoro non stabile e non tutelato; controllo sulle fughe dei capitali all’estero; salari che garantiscano una vita dignitosa; riduzione dell’età pensionabile; politica estera di cooperazione con tutti i Paesi del mondo, a partire da quelli che mediaticamente ci vengono presentati come nemici, ma che ora si stanno prodigando in aiuti, come la Cina.

Intanto, per affrontare la situazione emergenziale e di crisi, proponiamo finanziamenti straordinari alla sanità pubblica; pieno stipendio per i lavoratori impossibilitati a lavorare; salario sociale per disoccupati, precari e nullatenenti in genere; distribuzione di generi alimentari e medicinali a tutti i bisognosi; blocchi degli affitti e delle utenze per chi in questi mesi percepisce uno stipendio insufficiente; garanzia di una situazione di totale sicurezza per i lavoratori dei servizi indispensabili; aiuti mirati alle piccole e medie imprese commerciali e industriali in difficoltà, a patto che garantiscano l’occupazione dei propri dipendenti; finanziamenti adeguati agli enti locali per far in modo che possano soccorrere le persone in difficoltà e possano compensare l’eventuale riduzione del gettito fiscale”.

Rifondazione Comunista ha inoltre scritto questa mattina ai Prefetti di Pesaro, Ancona, Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno in merito alla riapertura di molte aziende marchigiane in deroga a quanto previsto dal DPCM del 25 marzo 2020.

Rifondazione Comunista chiede che i prefetti rendano immediatamente pubblici gli elenchi delle aziende attive, ovvero ricomprese nei codici ATECO del DPCM 25 marzo (“produzioni essenziali”) e soprattutto di quelle che nelle ultime due settimane hanno richiesto deroghe per riaprire.  I sindaci e le Asl siano informati tempestivamente su ciascun territorio dei flussi e degli spostamenti delle persone per le produzioni essenziali e per le deroghe concesse.
Le prefetture procedano con controlli massicci su tutte le produzioni attive.  Al posto di App fantasiose per controllare chi porta a spasso il cane, della quotidiana caccia mediatica ai “passeggiatori”, sarebbe molto più utile mappare il movimento di migliaia di lavoratori che tutti i giorni sono obbligati a muoversi per garantire le esigenze vitali di noi tutti e probabilmente anche di troppe produzioni assolutamente non indispensabili.



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